L’annunciata revisione del regime fiscale dei minimi non sarà rinviata insieme alla delega per la riforma fiscale così come temevano i professionisti titolari di partita Iva. Il regime fiscale forfetario per le partite Iva, che è stato modificato dalla legge di Stabilità per il 2015, approda sul tavolo del Consiglio dei ministri di venerdì prossimo insieme a una serie di altri provvedimenti, così come annunciato dal premier Matteo Renzi. Era stato lo stesso Renzi a garantire i correttivi per i professionisti rendendosi conto dell’autogol commesso dal governo. La legge di Stabilità, infatti, ha reso il sistema molto meno conveniente per i contribuenti. Fino al primo gennaio 2015, data di entrata in vigore delle modifiche, alcuni lavoratori autonomi dotati di partita Iva potevano contare su un regime fiscale molto vantaggioso che consisteva soprattutto in un`imposta sostitutiva dell`Irpef (cioè di imposta sul reddito) pari al 5 per cento. I contribuenti potevano restare all`interno di questo regime fino ai 35 anni di età, oppure per un massimo di cinque anni. L`altra condizione era che il reddito lordo del contribuente non superasse i 30 mila euro annui. Con la Finanziaria è stata triplicata l’iposta sostitutiva dal 5 al 15% e sono stati notevolmente ridotti i requisiti di accesso al regime (tra i 15 e i 40mila euro a seconda delle professioni).
PRESSING Il cambio di regime ha portato, oltre a numerose polemiche, anche una decisa presa di posizione delle categorie interessate. Una presa di posizione che forse si è rivelata decisiva nel portare il governo a fare marcia indietro. La prima eventuale modifica, fortemente voluta dalle associazioni di categoria, riguarda l’imposta sostitutiva al 15%. Una possibile soluzione potrebbe essere quella proposta dal sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti, e formalizzata in un emendamento di Scelta Civica al decreto Milleproroghe (attualmente all’esame della Camera) secondo cui si potrebbe optare per la scelta del vecchio regime dei minimi al 5% ancora per tutto il 2015. L’altra possibile strada sarebbe quella di ridurre l’aliquota al 10%, ma tutto dipende dalle risorse che potranno essere trovate a copertura dell’intervento. Un’altra modifica potrebbe riguardare le soglie di ricavi o compensi ferme a 15mila euro contro i 30mila euro del regime precedente. Un’ipotesi di soluzione è arrivata dal Pd con una risoluzione in commissione Finanze alla Camera che punta ad aumentare tutte le soglie di ricavi che sono state attualmente fissate sotto i 30mila euro.
I DETTAGLI Nel dettaglio, il regime di vantaggio, in vigore fino al 2014, limitava l`imposta dovuta al 5% degli utili dichiarati e poteva essere mantenuto per cinque anni, con l`eccezione dei soggetti giovani che, fino al compimento del 35esimo anno di età, potevano mantenerlo anche oltre i cinque anni. Il nuovo regime forfetario, introdotto a partire dal 2015, può essere invece mantenuto senza limiti di tempo e fissa l`aliquota di imposta al 15% del reddito determinato forfetariamente sulla base di una percentuale dei ricavi-compensi (che varia in base all`attività esercitata). I requisiti del vecchio e del nuovo regime sono differenti, ad esempio il tetto massimo di ricavi/compensi è 30.000 euro per il regime di vantaggio, mentre per il regime forfetario varia tra 15.000 e 40.000 euro in base all`attività esercitata. Sul fronte previdenziale, il governo ha anche deciso di aumentare i contributi che le partite Iva dovranno pagare alla gestione separata dell`Inps (un aumento che non riguarda quelle partite Iva che hanno accesso a una ‘cassa professionale’, come ad esempio giornalisti, ingegneri o avvocati). Questo contributo passa dal 27% del 2014 al 30% del 2015 e dovrebbe aumentare ancora fino al 33 per cento nel 2018. Come conseguenza delle novità della legge di Stabilità, alla fine del 2014 c`è stato un aumento notevole delle registrazioni di nuove partite Iva, proprio perché moltissime persone hanno deciso di aprire la partita Iva prima che entrassero in vigore le nuove regole.