di Carlantonio Solimene
È durata il tempo di un paio di giorni la luna di miele tra Renzi e Alfano. Giusto il tempo di esultare per l’approvazione del Jobs Act – nella versione finale molto più vicino ai desiderata di Angelino che a quelli della sinistra Pd – ed Ncd è stato subito costretto a tornare sulle barricate. Il casus belli è stavolta il tema delle unioni civili. Un vecchio cavallo di battaglia di Renzi e dell’intero Partito Democratico e un autentico spauracchio per i centristi. A sollevare la questione, in verità, è stato proprio il partito di Alfano che, galvanizzato dalla riforma del lavoro ha dapprima promesso fedeltà al premier fino al 2018 e successivamente rilanciato su un altro tema caro, la tutela della famiglia. Invitando il governo a impegnarsi in un ‘family act’ che garantisca più protezione e risorse alle coppie “tradizionali” e, in particolare, a quelle con più figli. Peccato che, dall’altra parte, la vicesegretaria del Pd Deborah Serracchiani abbia risposto picche. Contrapponendo la necessità del Paese di dotarsi al più presto di una disciplina legislativa per le coppie di fatto. “Sui diritti civili il Pd ha le idee chiare – le parole della Serracchiani – abbiamo detto che è arrivato il momento di essere europei fino in fondo. Siamo ormai rimasti in 3-4 Stati europei a non avere una regolamentazione sulle unioni di fatto. A noi il modello tedesco è quello che convince di più, vogliamo partire da lì e vorremmo che l’altra forza che è al governo, il Nuovo Centrodestra, ragioni su questa ipotesi”.
Peccato che proprio il cosiddetto modello tedesco preveda dei passaggi totalmente indigesti ai centristi. In particolare la reversibilità delle pensioni e l’adozione per “trascinamento”. La possibilità, cioè, di adottare il figlio preesistente del compagno omosessuale. Non a caso, la reazione degli alfaniani è stata immediata e netta. “Spiace constatare che se noi di Area Popolare parliamo di family act, il Pd immediatamente reagisce rilanciando le unioni civili” ha detto Maurizio Sacconi. “Possiamo fare tutto concordemente se sappiamo distinguere e non si vogliono mettere in discussione principi elementari e naturali – ha continuato – se invece si ipotizzano il matrimonio per tutti, le adozioni omosessuali, la distribuzione delle provvidenze pubbliche a ogni convivenza, si divide non solo la maggioranza parlamentare ma l’intera nazione in una stagione che invita alla coesione”. Ancora più “tranchant” il deputato Alessandro Pagano: “Gli esponenti del Pd siano chiari: vogliono matrimonio e adozioni gay? Se è così, picche”.
La stessa Serracchiani è consapevole di quanto sia difficile trovare in Parlamento – e in particolar modo al Senato – una maggioranza in grado di licenziare un testo così controverso. Ma sembra non curarsi della logica dei numeri: “Se Alfano continuerà a dire no ce ne faremo una ragione” spiega, “perché il Pd ha un obbligo. Avevamo detto che dopo la riforma costituzionale e la legge elettorale, avremo pensato ai diritti civili. È arrivato il momento di farlo, ci sono dei testi che passeranno in commissione nei prossimi giorni e su quelli ci confronteremo”. La vicesegretaria del Pd si riferisce alla bozza preparata dalla senatrice Monica Cirinnà. Testo che, peraltro, ricalca fedelmente il modello tedesco ed è già stato bocciato in Commissione dagli esponenti di Ncd. All’epoca, Renzi poteva ancora contare sul soccorso azzurro dopo che Berlusconi, spiazzando molti dei suoi parlamentari, aveva aperto alle unioni gay. Ma i fatti delle ultime settimane, con la rottura traumatica del Patto del Nazareno, difficilmente lasciano immaginare un voto di Forza Italia a favore del governo.