Emergenza immigrati, da Ue finora solo buoni propositi

Emergenza immigrati, da Ue finora solo buoni propositi
4 marzo 2015

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di Giuseppe Novelli

La conferenza stampa congiunta, del primo vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, e del commissario all’Immigrazione Dimitris Avramopoulos (foto) era attesa come una svolta, ma, almeno per ora, ha deluso le aspettative. Perché, al di là dei buoni propositi, delle buone dichiarazioni di principio, non ne sono ancora scaturite delle misure concrete, in grado di incidere davvero nell’emergenza immigrazione che è ormai soprattutto un’emergenza profughi, e spesso un’emergenza naufraghi, come l’ha definita il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante la sua vistia a Bruxelles. Le misure sono in preparazione e arriveranno presto, ha assicurato il commissario Avramopoulos, “entro il mese di maggio”. Ma per adesso bisogna accontentarsi del fatto che finalmente, a detta di Timmermans, il fenomeno immigrazione è visto, e sarà affrontato nella sua “dimensione olistica”, “globale” (“comprehensive”), e non più come un problema riguardante “un solo Stato membro, all’occorenza l’Italia, o anche un solo commissario, un solo portafogli, una sola politica dell’Ue”, come ha aggiunto Avramopoulos. Le misure annunciate per maggio combineranno, dunque, diverse politiche: le azioni della politica estera comune, soprattutto in Libia, il paese spaccato in tre fazioni origine della maggior parte delle partenze dei disperati del mare, organizzate dai trafficanti; interventi nelle regioni di provenienza e di transito dei rifugiati, “anche quando si tratta di dittature”, con le quali “trattare senza legittimarle”, ha precisato Avramopoulos; un rafforzamento delle politiche d’asilo, assicurando una maggiore coerenza fra gli Stati membri, e anche la creazione di almeno alcuni “canali umanitari” sicuri, ovvero l’apertura “sportelli” soprattutto nei paesi di transito per chi ha diritto a chiedere l’asilo in Europa, senza doversi per forza affidare ai trafficanti per compiere il rischioso e costoso attraversamento del Mediterraneo.

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REINSEDIAMENTI Ci sarà, si spera, anche un maggiore ricorso ai “resettlement”, i reinsediamenti volontari dei rifugiati con i paesi più grandi, con più risorse e più generosi che si fanno carico dei troppi richiedenti asilo negli Stati più piccoli (come Malta) o di quelli più “facili” da raggiungere via mare, come l’Italia. La Commissione ha chiesto 36.000 reinsediamenti, ha ricordato Avramopoulos, il numero più alto mai proposto fino a oggi. Ci potrà essere anche una migliore applicazione delle regole di Dublino II, quelle che impongono al rifugiato di richiedere l’asilo nel paese dell’Ue in cui arriva, magari Malta, l’Italia o la Grecia, anche se ha famiglia e amici disposti ad accoglierlo in Germania, in Francia, in Svezia. Quelle regole, ad esempio, non impediscono i ricongiungimenti familiari, ma molti paesi Ue ignorano questo dettaglio. Ci sarà, ci dovrebbe essere, ovviamente, un rafforzamento della lotta ai trafficanti di esseri umani, con operazioni più efficaci condotte, si spera, in partenariato con i paesi d’origine e di transito, per esempio per individuare e sequestrare flussi finanziari e navi, barconi e carrette del mare. E si auspica anche un rafforzamento della sorveglianza e della sicurezza dei confini esterne dell’Unione, possibilmente rafforzando l’agenzia Frontex, se gli Stati membri vorranno fornirla di più soldi e più mezzi aeronavali, anche se realisticamente “non potrà diventare un guardiacoste dell’Europa”, ha osservato Avramopoulos, ma solo aiutare e coaudiuvare l’azione degli Stati membri a difesa delle proprie frontiere ha osservato Avramopoulos.

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MARA NOSTRUM Resta il fatto che è fallita, chiaramente, la strategia di far ritirare all’Italia la meritoria operazione Mare Nostrum – vista dall’Ue come un fattore di attrazione (“pull factor”) per i traffici di migranti – per sostituirla solo parzialmente con la striminzita operazione Triton di Frontex. A parte l’elemento positivo dei maggiori finanziamenti Ue (mentre Mare Nostrum pesava per 9 milioni di euro al mese interamente sulle casse italiane), non è stato conseguito l’obiettivo di far diminuire i flussi, visto che i migranti sono, invece, aumentati. Perché, evidentemente, i disperati partono e rischiano la vita non perché attratti dal “pull factor”, ma a causa dei conflitti e dai regimi violenti, che sono aumentati, e di molto, negli ultimi anni. Quello che ci vorrebbe, è un’operazione Mare Nostrum europeo, preso a carico dall’Ue. Un’operazione simile, da Cipro a Gibilterra, l’aveva annunciata nell’ottobre 2013, all’indomani della più grande strage al largo di Lampedusa, l’ex commissaria Ue agli Affari interni, Cecilia Malmstroem, oggi sempre nella Commissione come responsabile per il Commercio. E’ rimasta un buon proposito, un’ottima dichiarazione di principio. Solo gli italiani la presero sul serio, con le navi di Mare Nostrum.

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