Ha iniziato a suonare il piano a 11 anni al Conservatorio di Pesaro, la sua città, ma presto ha capito che il suo grande amore era il rock and roll: è nato così l’artista Matthew Le, nome d’arte ispirato dalla passione per la musica inglese ed americana e per il chitarrista Albert Lee. “Il problema è che la musica classica era tutta scritta lì, non potevo aggiungere note o niente di mio, se lo facevo si arrabbiavano: quindi ho pensato di cercarmi qualcos’altro, ho scoperto il rock and roll, ho sbroccato e iniziato a fare solo quello. Il rock and roll è la base, qualcosa dentro tutto quello che ascoltiamo anche adesso, anche quello che ci sembra meno vicino come il rap”.Dall’incontro con il suo attuale manager è nato un progetto che Matthew ha portato in giro per l’Italia. Con i primi video su Youtube sono arrivati i primi contatti dall’estero. “E’ più facile che fai una cosa più di richiamo all’estero, magari ti contatta un festival che cerca artisti, probabilmente più grosso di quelli che facevo in Italia. Così siamo andati in Inghilterra, in Francia, in America, in Tunisia”. L’ultimo progetto è un album, metà in italiano e metà in inglese. L’ultimo singolo è una cover de “L’isola che non c’è” di Edoardo Bennato, con un video anche in un’inedita versione inglese intitolata “Never never land”. “Sono andato indietro con la mente alle canzoni italiane che preferivo e la prima che mi è venuta in mente è questa canzone di Bennato che mi ha accompagnato durante la vita”. Alle spalle Matthew Lee ha oltre mille concerti: il suo rock and roll tour sta girando l’Italia, ed è partito da tre date a Milano. “Mi fermo a parlare con la gente dopo e durante i concerti, fermo le canzoni e chiedo, ascolto: è fondamentale, il musicista deve suonare, dal vivo e per la gente”.