Gli inquirenti escono nella notte dalla casa di Andreas Lubitz portando due grossi sacchi di plastica blu, un computer, documenti. Nei suoi oggetti, nei suoi file, recuperati sia nella sua casa di Duesseldorf che in quella dei genitori a Montabaur, si spera di trovare un indizio che spieghi perché il copilota della Germanwings abbia deciso volontariamente di far schiantare l’aereo su una montagna, che stava pilotando dopo aver impedito al comandante di rientrare in cabina, uccidendo 150 persone. “Aveva l’intenzione di distruggere l’aereo” ha detto il procuratore di Marsiglia togliendo ogni dubbio sulla volontarietà dell’azione del 28enne tedesco, in servizio dal 2013, senza problemi apparenti ma vittima di un esaurimento anni fa e depresso, secondo quanto riferito dalla stampa tedesca.Le famiglie delle vittime intanto sono in attesa nel villaggio di Seyne les Alpes che i soccorritori procedano con le lunghe e complicate operazioni di recupero dei corpi. Per facilitare il riconoscimento delle vittime molte famiglie hanno dato la loro autorizzazione per l’esame del Dna. (Immagini Afp)