Addio a Manoel de Oliveira, il grande regista morto a 106 anni

Addio a Manoel de Oliveira, il grande regista morto a 106 anni
2 aprile 2015

oliveira“Tutti i registi hanno un solo desiderio: morire facendo un film”, aveva spiegato nel 2010 in un editoriale apparso sul quotidiano portoghese Publico e nel quale spiegava le condizioni sempre più difficili in cui versava a suo dire il cinema lusitano. E aveva celebrato il suo ultimo compleanno con l’uscita dei un cortometraggio, “O Velho do Restelo” il regista portoghese Manoel de Oliveira, morto oggi all’età di 106 anni.
Nato l’11 dicembre del 1908 a Oporto, la sua carriera era iniziata nel 1931, all’epoca del cinema muto, con “Douro, Faina Fluvial”, un documentario sul Primo maggio: tre anni prima si era iscritto alla scuola di recitazione di Oporto, fondata dall’italiano Rino Lupo, e dopo qualche apparizione sul grande schermo (e una parentesi come pilota automobilistico) si era dedicato alla regia.
Il documentario fu accolto con molte critiche in patria ma assai elogiato all’estero, fra gli altri da Luigi Pirandello: una costante nella carriera del regista, poco apprezzato in Portogallo ma considerato un maestro specialmente dalla critica italiana e francese.

Dopo un primo film nel 1942, “Aniki-Bobo” – anche questo dimenticato in patria e riscoperto solo nel 1961, quando ottenne una menzione d’onore a Cannes – per vent’anni gli fu impedito di portare a termine i suoi progetti e dovette limitarsi ad alcuni cortometraggi. Negli anni Cinquanta, dopo un soggiorno in Germania, realizza il primo film a colori mai girato in Portogallo ma solo all’inizio degli anni Sessanta gli viene concesso l’appoggio istituzionale necessario per poter dirigere. Il risultato è “Acta da Primavera”: nel 1963, al termine di un dibattito seguito a una proiezione del film, viene arrestato dalla Pide, la polizia politica della dittatura di Salazar, e rimane in carcere per alcuni giorni prima di essere rilasciato. La Rivoluzione dei garofani del 25 aprile del 1974 lo coglie sul set, dove continuò a lavorare per tutto il concitato periodo pur di terminare la realizzazione di un adattamento di “Amor de Perdiçao”, trasmesso sia come serie televisiva che nelle sale (per una durata di oltre quattro ore): ancora una volta l’opera venne snobbata in Portogallo ed elogiata all’estero.
Dall’inizio degli anni Ottanta la carriera di Oliveira conosce un nuovo impulso e il regista gira quasi un film all’anno, con attori quali Catherine Deneuve, John Malkovich, Michel Piccoli e Marcello Mastroianni (“Viagem ao Principio do Mundo”, 1997): sono gli anni della grande notorietà internazionale, delle partecipazioni ai festival di Cannes, Venezia e Berlino.
Oliveira entra anche nel Guinnes dei Primati come decano dei registi mondiali; tra un film e l’altro realizza anche dei cortometraggi su invito dei Festival di San Paolo e di Cannes e dei documentari su commissione di alcune fondazioni culturali come la Gulbenkian e la Serralves. L’ultima opera, girata nel 2014, è il cortometraggio “O Velho do Restelo” (un personaggio delle Lusiadas di Camoes che critica l’imperialismo portoghese): qualche giorno prima della premiere era stato insignito della Legion d’Onore.

Leggi anche:
Giannini: oggi servono semplicità e fantasia, nel cinema e nella vita
Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti