Ruolo Ncd il nodo per Renzi. Alfano gioca le ‘carte’ Bianchi e Chiavaroli

Ruolo Ncd il nodo per Renzi. Alfano gioca le ‘carte’ Bianchi e Chiavaroli
2 aprile 2015

Matteo Renzi incastra il primo tassello del rimpasto di governo: Graziano Delrio giura in serata da ministro delle Infrastrutture e sostituisce il dimissionario Maurizio Lupi. Ma più che un puzzle, la situazione nel governo assomiglia a un domino: la promozione di Delrio a ministro lascia infatti vacante il delicato ruolo di sottosegretario alla Presidenza, ricoperto finora dall’ex sindaco di Reggio Emilia. E se Delrio dovesse portare con sè a via Nomentana anche il concittadino Mauro Bonaretti, ci sarebbe da individuare anche il nuovo segretario generale di palazzo Il mini-rimpasto avviato dalle dimissioni di Lupi è tutt’altro che concluso. Resta ancora da capire il ministero con cui Renzi intente “risarcire” il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano. La poltrona dovrebbe essere quella degli Affari Regionali, ma il partito del ministro dell’Interno non è molto convinto visto che si tratterebbe di un dicastero senza portafoglio. Così, fanno sapere i centristi, se ne riparlerà “dopo Pasqua”. Anche se sul nome dei candidati, o meglio delle candidate, non ci sono dubbi. Ormai è una corsa a due tra Dorina Bianchi e Federica Chiavaroli. E una donna dovrebbe essere anche colei che prenderà il posto di Delrio. Anche qui la partita è piuttosto delicata.

Renzi deve scegliere una persona di assoluta fiducia. Ma i nomi circolati nelle ultime ore sono quelli di Valeria Fedeli, Anna Finocchiaro, Linda Lanzillotta e Marina Sereni. Possibile, quindi, che alla fine arrivi una “sorpresa”. Ma proprio questa ricerca dovrebbe far slittare la soluzione del rebus alla prossima settimana. Una data possibile per chiudere la partita potrebbe essere martedì quando è convocato il Consiglio dei ministri per l’approvazione del Def.  Altro effetto domino con la nomina di Franco Gabrielli a prefetto di Roma: bisognerà scegliere il nuovo capo della Protezione Civile. Un quadro che richiederà ancora del tempo prima di essere composto, e di cui il premier potrebbe aver parlato già stasera con Mattarella in occasione del giuramento di Delrio. Da capire c’è innanzitutto come rivedere i rapporti con il Nuovo centrodestra, dopo la ‘perdita’ di un ministero pesante come appunto quello di Porta Pia. I centristi chiedono una compensazione adeguata, un ministero degli Affari regionali dotato di portafoglio per diventare quel ministero per il Mezzogiorno già vagheggiato nel governo. E al tempo stesso rifiutano l’idea che possa essere il premier a decidere chi, dall’Ncd, possa entrare al governo.

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Anche dopo Pasqua dovrebbe essere individuato il successore di Delrio a palazzo Chigi: tanto le deleghe, e pesanti, che il neoministro reggeva, così come tanti erano gli aspetti più tecnici di governo che venivano curati direttamente da Delrio (un esempio per tutti, il tavolo Ilva). Un’ipotesi che circola è quella che le competenze di Delrio vengano ripartite tra Luca Lotti e Maria Elena Boschi, con un nuovo sottosegretario che abbia un ruolo minore. Se invece Renzi dovesse decidere per una figura ‘alla Delrio’, difficile che possa essere Franco Bassanini: troppo importante il ruolo in Cdp dell’ex ministro. Così come non sembra probabile che sia Antonella Manzione: per lei potrebbe esserci in vista una promozione a segretario generale di palazzo Chigi nel caso in cui con Delrio si trasferisca alle Infrastrutture anche Bonaretti. Un nome che continua a circolare è quello di Linda Lanzillotta, ma – come sempre in questi casi – nel Pd non si esclude la ‘renzata’, con un nome finora coperto che il premier potrebbe nominare tra qui e martedì, quando si riunirà il prossimo Cdm per l’esame del Def. Ad esempio quello del fedelissimo Angelo Rughetti, attualemnte alla Pa; oppure quello di Ettore Rosato, che in questo anno si è fatto apprezzare da Renzi per il lavoro al gruppo parlamentare della Camera. Anche se proprio questo potrebbe sconsigliare la sua sostituzione, in un momento non proprio semplice per i rapporti con la minoranza del partito.

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