di Maurizio Balistreri
Sergio Marchionne entra a pieno titolo tra gli executive più pagati di Wall Street. Nel 2014 Fca e Cnh Industrial hanno deliberato compensi a favore di Marchionne che toccano i 100 milioni di euro anche se quelli effettivamente erogati a favore del manager sono meno di 40. Il resto sono azioni ancora non trasferite e bonus di fine mandato. Gli azionisti di Fca e quelli di Cnh Industrial hanno approvato a larghissima maggioranza la relazione sulla remunerazione dei manager e dei directors e dunque i compensi a Marchionne. D’altronde gli azionisti di Fca nel corso dell’anno scorso hanno visto lievitare il valore del titolo Fca di oltre il 70%. Anche la struttura dei compensi di Marchionne è analoga a quella degli executive delle corporation a stelle e strisce con la parte fissa relativamente modesta (si parla comunque di alcuni milioni) e il resto legata a incentivi per il raggiungimento di obiettivi. Marchionne ha una retribuzione fissa in Fca di 2,5 milioni di euro e 1,6 milioni di dollari in Cnh Industrial. Come ceo di Fca Marchionne ha guadagnato 31,3 milioni di euro nel 2014, di cui quasi 25 milioni come bonus una tantum per aver portato a termine l’integrazione tra Fiat e Chrysler con la nascita di Fca.
Il board ha poi deliberato l’assegnazione di un pacco di 1,62 milioni di azioni Fca sottoposte a restrizioni e non ancora trasferite al manager. Al valore di 15 euro sono altri 24,3 milioni. Infine un bonus da 12 milioni di dollari che Marchionne riceverà al termine del mandato. Marchionne è anche chairman di Cnh Industrial e l’anno scorso ha ricevuto compensi per 2,52 milioni di dollari. Il board ha inoltre assegnato a Marchionne 3 milioni di retention stock che il manager potrà ricevere spalmate annualmente fino al 2018. Ai corsi di borsa attuali sono altri 26,30 milioni di dollari. Marchionne poi ha ricevuto 422mila franchi svizzeri da SGS di cui è vice presidente e 320mila dollari quale componente del board di Philip Morris. In totale compensi deliberati a suo favore per 108 milioni di dollari (circa 100 milioni di euro). In Europa non c’è alcun executive che ha incassato simile cifre. Dopo Marchionne il manager europeo più pagato (ma i dati sulle remunerazioni usciranno fino al mese di luglio) è Ben van Beurden, il ceo Royal Dutch Shell che si è portato a casa l’anno scorso 32,15 milioni di dollari. Circa la metà i compensi di Bob Dudley di BP e quelli del ceo di Volkswagen Martin Winterkorn che sono rimasti poco sopra i 15 milioni di euro.
In Europa gli stipendi dei top manager sono ben al di sotto dei colleghi americani. Secondo una analisi della società Equilar i compensi medi dei ceo delle 500 principali imprese americane erano di 7 milioni di dollari nel 2009 e nel 2013 hanno superato i 10 milioni di dollari. Poi ci sono i mega-compensi, grazie ai capital gain incassati sulle azioni vendute. E’ anche questo uno dei motivi alla base della corsa dell’indice Dow Jones negli ultimi anni. A Wall Street non sono più i banchieri a guidare la classifica dei compensi. Aziende farmaceutiche e della genetica e delle comunicazioni sono il nuovo Eldorado dei guadagni. In cima alla classifica c’è David Zaslav, ceo di Discovery Communications, la società a cui fa capo la tv Discovery Channel, fatturato di 6,2 miliardi di dollari e profitti per 1,1 miliardi nel 2014. Zaslav ha intascato 263 milioni di dollari di cui 107 milioni come plusvalenza per l’esercizio delle azioni non più sotto regime di restrizione (appena 3 milioni di retribuzione fissa). L’anno prima si era fermato a 116 milioni. Oltre i 200 milioni di dollari anche Leonard Bell, ceo della Alexion Pharmaceutical contro la miseria di 38 milioni dell’anno prima. Si conferma sul podio degli executive più pagati John Martin, numero uno di Gilead Sciences con 206 milioni da 178 del 2013. La società genera 2,2 miliardi di ricavi ma con profitti netti di oltre un miliardo. Il mega stipendio è stato al entro di polemiche sulla stampa finanziaria ma Martin si è difeso ricordando che il 8% degli azionisti ha approvato la sua retribuzione. Al Nasdaq il titolo Gilead in tre anni è passato da una capitalizzazione di 7 miliardi di dollari a oltre 25 miliardi.
Il 2014 è stato molto ricco anche per il top management di Apple. Il ceo Tim Cook ha guadagnato 154 milioni di dollari, oltre il doppio dell’anno prima. Cook inoltre può guardare con ottimismo al futuro. A fine 2014 le azioni Apple che riceverà nei prossimi anni hanno raggiunto un valore di 354 milioni di dollari. Il cfo di Apple Jeff William ha percepito 96 milioni, la new entry Angela Areendt 83 milioni e Eddi Cue ha raddoppiato lo stipendio a 76 milioni. Sulla base delle relazioni sulle remunerazioni consultate da askanews (il quadro completo si avrà però solo a luglio) tra i 30 manager più pagati solo quattro hanno visto una contrazione dei compensi. Come John Hammergren, ceo di McKesson con 78 milioni rispetto ai 131 milioni del 2013 che gli valsero il terzo gradino del podio. Si può consolare con i 109 milioni di benefici pensionistici accumulati, il valore più altto a Wall Street. E l’anno scorso sfiorava i 160 milioni ma una violenta polemica convinse il manager a tagliarsi i benefici di 50 milioni. Anche il ceo di Walt Disney Robert Iger ha visto scendere i compensi da 106 a 88 milioni, così come Philippe Daumann di Viacom da 148 a 102 milioni di cui 57 come capital gain. Più clamorosa la sforbiciata subita da Howard Schulz, il ceo di Stabucks. Nel 2014 si è dovuto accontentare di 58 milioni di dollari rispetto ai 138 dell’anno prima.
Compensi decisamente più contenuti per gli executive italiani. La classifica dei più pagati nel 2014 è caratterizzata dalle liquidazioni. Così a Luca Montezemolo 27 milioni di euro dopo aver lasciato il Cavallino ma che incasserà in 20 anni. Poi c’è l’ex ad Luxottica Andrea Guerra con oltre 13 milioni di cui 11 milioni come indennità di fine rapporto. L’ex ad Eni Paolo Scaroni arriva a 11,5 milioni ma oltre 8 sono di liquidazione. Compensi da 5,5 milioni, quasi interamente per indennità di fine rapporto, per gli ex ad di Finmeccanica, Alessandro Pansa, Erg, Luca Bettonte, e Luxottica Enrico Cavatorta. Tra i banchieri aumenta la retribuzione del ceo UniCredit Federico Ghizzoni a oltre 3 milioni, lieve aumento per Messina di Intesa Sanpaolo a 2,2 milioni. Stipendi che impallidiscono davanti agli 80 milioni portati a casa dal ceo di Well Fargo, John Stumpf, o ai 75 milioni dell’ad di American Express, ma anche rispetto alle cifre intorno ai 40 milioni per i top manager di Goldman Sachs, JP Morgan, Merrill Lynch. E dire che quattro anni fa erano scattate le misure che avrebbero dovuto calmierare gli stipendi dei banchieri. In Europa si difendono i banchieri svizzeri con Sergio Ermotti di UBS che arriva a 11 milioni di franchi, superato dal ceo di Lloyd’s con 15,4 milioni di sterline.