Si prepara la guerra per l’eredità. Micciché alle europee? Berlusconi non è convinto

22 marzo 2014

Ufficialmente tutti negano che il tema sia all’ordine del giorno. “Il successore di Silvio Berlusconi può essere solo Silvio Berlusconi” per il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta. Ma che il nodo dell’eredità politica dell’ex premier sia nei pensieri degli “azzurri” è inevitabile, specie per la consapevolezza che, dopo il 10 aprile, la ‘presenza’ mediatica del leader sarà inevitabilmente compromessa. La novità è che ora, per l’avvio della gara per la successione di Berlusconi, c’è anche una data. Il prossimo 25 maggio, quando si svolgeranno le elezioni europee. Berlusconi avrebbe voluto evitarlo in ogni modo, ma alla fine il timore che senza una sua candidatura il partito precipiti a livelli di consenso “alfaniani” l’ha costretto a rompere gli indugi, permettendo anche ad alcuni attuali parlamentari “di peso” di correre per un seggio a Strasburgo. Col rischio, però, che una competizione che prevede le preferenze si trasformi in un terreno di battaglia per ristabilire il proprio peso nel partito e ambire a un futuro ruolo di leadership.

Indiziato numero uno Raffaele Fitto, che a meno di colpi di scena sarà capolista nella circoscrizione Sud. Il deputato pugliese potrà far valere il suo consenso sul territorio puntando, magari, anche a ridimensionare il ruolo di Giovanni Toti, consigliere politico di Berlusconi, che vivrà il suo battesimo nelle urne da capolista nella circoscrizione Nord Ovest. Tra i due non corre buon sangue. Dopo la scissione alfaniana, Fitto sembrava destinato a diventare il vero numero due dell’ex premier. Che però, a sorpresa, cominciò a valutare l’ipotesi Toti. Quando quest’ultimo fu nominato “dall’alto”, l’esponente pugliese non le mandò a dire, definendo la scelta di Berlusconi “un’umiliazione di un’intera classe dirigente”. Destinati a portare voti, ma senza particolari ambizioni personali di leadership, saranno gli altri capolista del partito. Da Antonio Tajani nella circoscrizione Centro a Renato Brunetta (Nord-Est) – ma l’economista non sarebbe entusiasta – per arrivare a Gianfranco Micciché (Sud). Anche se, in quest’ultimo caso, sarebbe proprio Berlusconi a non essere ancora convintissimo.

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La vera sfida, quindi, sarebbe tra Fitto e Toti. Sarebbe, appunto. Perché in realtà su questo quadro pesa ancora l’ipotesi figli. L’ex premier avrebbe deciso di candidare un erede alle Europee, anche se non scioglierà la riserva fino al dieci aprile. A quel punto, se uno tra Marina, Pier Silvio e Barbara dovesse “scendere in campo”, sarebbe presumibilmente capolista in tutte le cinque circoscrizioni col compito di fare incetta di voti e legittimare la “staffetta” col padre al vertice di Forza Italia. Il punto, ora, è capire a chi sarà data l’investitura. L’ipotesi Marina è andata via via tramontando. Lei è sempre stata molto restia e lo stesso Silvio, sotto sotto, nutre dei dubbi sulla resa “comunicativa” della primogenita. Difficile, in effetti, ricordare interviste o altre performance televisive della presidente di Mondadori.

Restano in corsa Pier Silvio e Barbara. Entrambi giovani e belli, entrambi giudicati “molto preparati” da chi li conosce bene, entrambi capaci di comunicare. Per il maschio, parlano i video di alcune convention aziendali che l’ex premier starebbe mostrando ai collaboratori, per la figlia un’intervista concessa nel settembre 2013 a Ballarò, dove si dimostrava piuttosto spigliata. Ma a far pendere la bilancia dal lato di Barbara è la minor ritrosia di fronte a una simile ipotesi. A differenza di Pier Silvio che, come Marina, avrebbe già più volte rifiutato l’”offerta” paterna. Questo sarebbe il primo passaggio di consegne. Poi, l’erede dovrebbe comunque dimostrare di sapersi far valere come il padre, altrimenti la lotta per la leadership ricomincerà. Tra chi si “autocandida”, come il “premier ombra” Gianfranco Rotondi, a chi scalpita e finora è stato tenuto inspiegabilmente in panchina, come il sindaco di Pavia Alessandro Cattaneo. Per arrivare a chi non guarda alla leadership di Forza Italia e punta a quella dell’intero centrodestra, sperando che l’uscita di scena dell’ex premier trasformi i voti dei moderati in territorio di caccia: da Angelino Alfano di Ncd a Giorgia Meloni di Fdi-An per arrivare magari anche a Flavio Tosi della Lega. Con l’addio di Berlusconi, questo è poco ma sicuro, comincerà l’anno zero del centrodestra italiano.

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