La stanza di ogni deputato ci costa 7 mila al mese

22 marzo 2014

Ogni mese paghiamo 6.770 euro per affittare una stanza a ogni deputato. Un prezzo decisamente fuori mercato, visto che la camera sarà una quindicina di metri quadrati, anche se nel prezzo sono previsti tutti i servizi (dal portiere al vigilantes). La tariffa d’oro è prevista dai contratti che Montecitorio ha sottoscritto anni fa con la società Milano90 dell’immobiliarista Sergio Scarpellini. Attualmente i Palazzi Marini sono tre e ospitano 400 deputati. Ogni anno costano alla Camera 32,5 milioni di euro (23.173.948 di affitti e 9.326.000 per i servizi aggiuntivi). Oltre a questi, Montecitorio ha a disposizione altri 5 immobili (Palazzo del Seminario in via del Seminario, Palazzo S. Maria in Campo Marzio in vicolo Valdina, Palazzo Theodoli-Bianchelli e Palazzo ex Banco di Napoli in via del Parlamento. Infine il Palazzo dei gruppi politici in via degli Uffici del Vicario).

I contratti d’affitto per i tre Palazzi Marini sono stati sottoscritti dalla Camera nel 1998 (l’edificio in via Poli), 1999 (quello a piazza S. Silvestro) e 2000 (quello in via della Mercede) e scadranno, rispettivamente, il 31 ottobre 2016, il 13 giugno 2017 e il 17 febbraio 2018. Si tratta di contratti particolari, sottoscritti con la Milano90 srl senza un bando di gara, senza la facoltà di recesso e senza mai esercitare l’opzione di acquisto da parte della Camera. Ma le cose sono cambiate e Montecitorio potrebbe disdire i contratti anche subito, senza pagare penali. Lo prevede un emendamento che è stato approvato il 13 dicembre dello scorso anno. È stato proposto dal deputato del MoVimento 5 Stelle Riccardo Fraccaro e inserito nel decreto numero 120. Il testo prevede che “anche ai fini della realizzazione degli obiettivi di contenimento della spesa…le regioni e gli enti locali, nonché gli organi costituzionali nell’ambito della propria autonomia, hanno facoltà di recedere, entro il 31 dicembre 2014, dai contratti di locazione di immobili in corso alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto. Il termine di preavviso per l’esercizio del diritto di recesso è stabilito in trenta giorni, anche in deroga ad eventuali clausole difformi previste dal contratto”. Eppure né l’ufficio di presidenza della Camera né gli altri enti locali hanno usato la norma.

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Riccardo Fraccaro non usa mezzi termini: “Stanno perdendo tempo. La presidente Boldrini dice che è compito dei questori mentre i questori rimettono ogni decisione all’Aula perché non vogliono togliere l’ufficio ai deputati. In realtà la Boldrini potrebbe intervenire ma non ne ha alcuna intenzione. Tutti sperano che calerà l’attenzione. Eppure, se si desse subito la disdetta dei contratti, ci sarebbero otto mesi per organizzarsi in modo diverso”. Dovrebbe comunque finire il 2014 prima del trasloco perché la Camera l’affitto lo paga anticipato. E se i questori sostengono che la norma potrebbe essere di fatto affossata dai prevedibili ricorsi di Scarpellini, Fraccaro non ha dubbi: “Prima di presentare l’emendamento ho avuto il via libera sia dall’avvocatura della Camera che dai tecnici del Senato. Poi certo che c’è la possibilità d’impugnazione ma questo vale per ogni decisione, anche per le pensioni che vengono tagliate agli italiani”. Ora comincia la battaglia: “Abbiamo preparato dei moduli per chiedere agli enti locali di rendere pubblici i contratti di affitto che hanno sottoscritto, come già prevede la legge, e poi, nel caso non tagliassero i contratti, presenteremo gli esposti alla Corte dei conti per valutare se questa condotta crea un danno erariale”. Soltanto Roma Capitale, pur avendo migliaia di immobili di prorietà, paga 14 milioni di euro all’anno per affittare gli spazi per i gruppi politici. Si sale a 33 con gli altri edifici privati che usano i politici romani. Ma le locazioni d’oro riguardano tutta Italia: “L’ultima stima è del governo Monti – precisa Fraccaro – Lo Stato spende 12 miliardi all’anno”.

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