“I manager dovranno rassegnarsi”

24 marzo 2014

La corsa è iniziata. Ottenuta una quasi promozione dall’Europa, passati gli esami del Cancelliere Angela Merkel e del temutissimo ministro tedesco delle Finanze Schaeuble, ora il traguardo del premier Matteo Renzi è quello delle elezioni europee. Entro il 25 maggio deve mandare in porto tre grandi progetti: la riforma elettorale, l’approvazione del decreto sul mercato del lavoro con misure per la flessibilità dei contratti e mettere i promessi 80 euro in busta paga. La sfida di Renzi è di ottenere alla prossima tornata elettorale un risultato superiore al 26% di Franceschini. Un obiettivo tutt’altro che facile perché il premier ha promesso molto e se non riuscirà a mantener fede agli impegni rischia un flop.

Il dl lavoro, dalla prossima settimana passa all’esame della Camera per la conversione in legge. Da mercoledì se ne occuperà la Commissione lavoro. Il percorso è irto di ostacoli. Dall’interno della maggioranza una parte del Pd, il Nuovo Centro Destra e dall’opposizione Forza Italia, sostengono il testo così com’è contro emendamenti che potrebbero mutarne l’impianto. A favore delle modifiche sono la minoranza Pd e Sel, sensibili alle richieste della Cgil, oltre che il Movimento 5 Stelle.

Altra questione spinosa è la copertura per gli 80 euro in più in busta paga. Il piano del Commissario Cottarelli per la spending review ha scatenato un putiferio tra le categorie interessate e in particolare la sollevazione dei grandi manager di Stato. Ma Renzi ieri ha detto chiaro e tondo che intende andare avanti. “I manager resisteranno a parole, ma poi ovviamente è naturale che le cose cambino, non è possibile che l’ad di una società guadagni 1.000 volte in più dell’ultimo operaio, torniamo a un principio di giustizia sociale. Noi non molliamo”. Il premier continua a snobbare anche i mugugni e le polemiche delle parti sociali. “Sono vent’anni che guardando la Tv si vedono Confindustria e sindacati arrabbiarsi. Ce ne faremo una ragione”. Poi li prende in giro: “Ho definito Squinzi e Camusso la strana coppia perché mi fa un po’ sorridere il fatto che dopo vent’anni che si arrabbiano per le stesse cose, una volta tanto che abbiamo cambiato e abbiamo abbassato l’Irap e fatto altre riforme, bene, si sono arrabbiati anche stavolta”.

Nessun tentennamento, “non molliamo”, avverte chiaro e tondo e a chi vorrebbe ribellarsi manda a dire che l’unica cosa che gli interessa “è il consenso delle famiglie non di questa o quella associazione”. E poi in gioco c’è anche la partita contro i 5 Stelle. “Se manteniamo le promesse a Grillo franerà la terra sotto i piedi”. La settimana che attende Matteo Renzi non è meno impegnativa di quella passata, ma se il premier è reduce da una sette giorni tutta incentrata sui rapporti con la Ue, ora il cerchio si allarga e si approfondisce. Renzi sarà oggi al suo primo vertice internazionale nel senso più ampio del termine: quello sulla sicurezza nucleare all’Aja a cui partecipano 58 paesi. A margine del vertice si terrà anche un G7 sulla sicurezza dopo la crisi ucraina. E per Renzi sarà anche l’occasione per un primo incontro da premier con il presidente Obama, che ospiterà poi giovedì a Roma. Obama ha già fatto sapere di essere ansioso di incontrare il premier italiano.

Ma Renzi sarà impegnato anche all’interno del Pd. Per venerdì è fissata la riunione della direzione, con all’ordine del giorno il reintegro del plenum della segreteria, dopo la “promozione” di alcuni componenti al governo. Questo dovrebbe passare per una rinnovata pax interna e per un allargamento ad alcuni settori della minoranza. Le candidature alle elezioni europee si decideranno il 3 aprile. Il pezzo forte della riunione di venerdì sarà la riforma del Senato e del titolo V, sulle quali si stanno addensando nubi. “Non mi farò fermare dalla palude” ha già detto chiaro e tondo il premier.

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