di Carlantonio Solimene
Non è solo perché Stefano Caldoro è rimasto l’unico presidente di Regione riconducibile a Forza Italia (pur se con origini socialiste). E neanche perché la Campania è pur sempre la “regione-chiave” del cosiddetto cerchio magico, avendo dato i natali a Francesca Pascale e a Mariarosaria Rossi (in realtà romana d’adozione) nonché alla rampante Mara Carfagna. Se la sfida che si terrà tra il governatore uscente e il piddino Vincenzo De Luca ha assunto un’importanza fondamentale per Forza Italia, è soprattutto a causa del legame tutto particolare tra Napoli e Silvio Berlusconi. Anche negli anni del declino del centrodestra, cominciato in pratica all’indomani delle Europee del 2009, in Campania il partito del Cavaliere ha sempre conservato un bacino elettorale indiscusso. Che nel 2010 consentì a Stefano Caldoro di conquistare la Regione col 54,25% dei voti (quasi il 32 al solo Pdl) e al centrodestra di aggiudicarsi il premio di maggioranza regionale al Senato nelle Politiche 2013, nonostante i pessimi vaticini dei sondaggi. Perdere la Campania, insomma, rischierebbe di rappresentare quel punto di non ritorno che dalle parti di Arcore si vuole evitare a tutti i costi.
Eppure i segnali d’allarme ci sono tutti.Le ultime rilevazioni statistiche – quelle effettuate da Nando Pagnoncelli per il Corriere della Sera , raccontano di un De Luca avanti di 3-4 punti sul candidato del centrodestra. E non basta, per consolarsi, ripercorrere tutti gli errori commessi dai sondaggisti nelle ultime tornate elettorali. Perché si è incrinato il rapporto tra Napoli e Silvio? In realtà, a rovinarsi sono state più che altro le relazioni con alcuni maggiorenti locali, gli stessi che negli anni passati avevano contribuito al monopolio dei moderati. La rottura con l’ex coordinatore Nicola Cosentino si consumò alla vigilia delle ultime Politiche, ed è stata “aggravata” dall’elezione del nuovo responsabile regionale, quel Domenico De Siano più vicino a Caldoro e a Francesca Pascale. Ma con i mesi il centrodestra ha perso per strada altri pezzi, come il fittiano (e cosentiniano) Vincenzo D’Anna, che ha schierato una lista per De Luca, e soprattutto l’Udc. La rottura con De Mita è stata la più sorprendente, essendo arrivata in extremis e avendo compromesso anche l’asse con gli alfaniani, e di certo sarà la più dannosa. Alle Regionali del 2010 gli eredi dello scudo crociato portarono in dote a Caldoro un 9,4% che, a conti fatti, si dimostrò decisivo per far pendere l’ago della bilancia verso il centrodestra.
E così Berlusconi si trova a dover combattare la partita della vita con lo schema del solo contro tutti. Sperando, nel tour campano di domani e dopodomani, di rinverdire l’alchimia che un tempo lo legava a queste terre. Era il 2008 quando il Cavaliere tenne a Napoli il primo Cdm del suo quarto governo per lanciare un segnale forte sull’emergenza rifiuti. Ed è a Napoli che ha trovato l’amore dopo il divorzio dalla Lario. Francesca Pascale è l’altra protagonista annunciata di questa tornata elettorale. Se Caldoro non dovesse farcela, inevitabilmente la compagna del Cav finirebbe sotto il fuoco di fila di coloro che contestano il “cerchio magico” e giudicano eccessivo il potere affidatole, compreso quello di dire la parola finale sulle liste. Così come rischierebbe di subire un contraccolpo d’immagine quella Mara Carfagna che i rumors danno come possibile futura coordinatrice del partito, qualsiasi nome e forma dovesse avere. Ma al di là dei destini personali, all’ombra del Vesuvio è in ballo il futuro politico del centrodestra. Perdere troppi voti nei tradizionali “granai” di Forza Italia – Puglia e Campania – significa rischiare di scendere sotto la soglia del 10%. “Quota Martinazzoli” l’hanno già ribattezzata perfidamente i fittiani. Come a dire: rischio estinzione.