Mattarella avvisa la Ue: avanti adesioni o rischio populismo

Mattarella avvisa la Ue: avanti adesioni o rischio populismo
26 maggio 2015

Francesco Del Vecchio Berlingieri

Montano il populismo e l’antieuropeismo nel vecchio Continente e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella tenta di scuotere l’Unione europea. La mancanza di solidarietà che sembra arrivare da Bruxelles verso alcuni Paesi membri in difficoltà, il ritardo nell’avviare le procedure per l’adesione all’Ue di chi ne abbia fatto richiesta provocano disaffezione e fanno montare euroscetticismo e “anacronistici nazionalismi”. Un quadro non nuovo ma che assume ancora più preoccupante valore dopo la vittoria elettorale del populismo e dell’antieuropeismo (in Spagna alle amministrative con il movimento, collocabile a sinistra, Podemos e in Polonia alle presidenziali con Andrzej Duda, a destra) e delle drammatiche fibrillazioni in Grecia, con lo spettro sempre presente dell’uscita del paese ellenico dall’Ue. Di fronte a questo quadro sempre più drammatico il capo dello Stato gioca la carta della Serbia, il Paese balcanico che, messo da parte un passato particolare e avviato sul cammino delle riforme, ha ormai dato priorità assoluta al suo percorso europeo.

È come se Mattarella dicesse all’Europa che la disaffezione, il progressivo allontanamento che si registra all’interno di molti paesi europei dal progetto federalista europeo di Altiero Spinelli si può combattere solo con una maggiore integrazione, a partire da Paesi che come la Serbia vanno progressivamente acquisendo – a parere dell’Italia – sempre più titoli per entrare nell’Unione europea. In questa chiave può essere letta la missione ufficiale di Mattarella oggi a Belgrado. Un sostegno certo alla politica europeista sviluppata dal presidente serbo Tomislav Nikolic e dal premier di Belgrado Aleksandr Vucinic (che registrano con preoccupazione, anche loro, una decrescita del consenso nel Paese all’ingresso nell’Unione, i cui negoziati sono comunque avviati) ma anche una conferma del forte impegno europeista dell’Italia. Innanzitutto Mattarella ha ricordato, nel suo discorso al Parlamento serbo come nelle dichiarazioni alla stampa dopo l’incontro con Nikolic, che “non possiamo nasconderci che, acuite dalla perdurante crisi economico e finanziaria, le difficoltà che si frappongono al processo di integrazione sono reali e complesse”. Ma, ha aggiunto, “non sono insormontabili e vanno superate”, senza “giustificare arretramento o inversioni di rotta” ma con “politiche coraggiose e lungimiranti”.

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Ecco, questa è la strada che l’Europa deve seguire prendendo anche esempio “dalla scelta europea della Serbia e di altri Paesi dell’area” che “possono rappresentare un forte segnale di fiducia nel futuro”. Anche perché, ha detto Mattarella con evidente riferimento a quanto accaduto in Europa in questi ultimi giorni, “la Serbia in un momento in cui sarebbe stato facile ascoltare le sirene dell’euro scetticismo e di anacronistici nazionalismi, ha saputo assegnare priorità al proprio percorso europeo, con una evoluzione politica di grande portata”. A questo punto, ha detto chiaramente il Capo dello Stato chiarendo che “non è certo intenzione dell’Italia alimentare false aspettative” verso i Paesi che chiedono l’adesione all’Ue, non deve esserci “uno stallo prolungato che provochi disaffezione verso l’Europa” da parte dei Paesi candidati nonché “pregiudizio alle reali prospettive di integrazione”. Insomma, è l’invito arrivato da Mattarella, l’Europa “deve affrontare con successo queste sfide ma potrà farlo soltanto se saprà dimostrare coesione, unità di intenti e solidarietà “.

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