di Giuseppe Novelli
Il premier Matteo Renzi assicura che “non ci sono impresentabili” nelle liste del Pd, ma la commissione Antimafia spariglia le carte. Nel primo elenco di persone non nelle condizioni di candidarsi secondo il codice di autoregolamentazione dei partiti c’è anche un candidato che sostiene Michele Emiliano in Puglia. Non è in lista con il Pd ma con i Popolari per Emiliano: si tratta di Fabio Ladisa, rinviato a giudizio per tentata estorsione e furto aggravato. Gli altri tre, tutti in Puglia, sono Giovanni Copertino, candidato in una lista che appoggia Adriana Poli Bortone; Massimiliano Oggiano ed Enzo Palmisano, entrambi candidati in liste che sostengono Francesco Schittulli. Ma ancora, precisa la presidente della commissione Rosy Bindi, ci sono “verifiche in corso” e quindi la prudenza è d’obbligo. La lista dei nomi sarà divulgata venerdì, annuncia il capogruppo del Movimento 5 Stelle, Francesco D’Uva.
“Siamo delusi – aggiunge – i lavori non vanno fatti così di fretta, era inevitabile che mancassero dei dati relativi ad alcune regioni: di qui la decisione di renderli tutti noti non prima della fine della settimana. Una scelta che noi non gradiamo”. “C’è stata una fuga di notizie su un sito on line – continua D’Uva – che ha indispettito non poco l’ufficio di presidenza: adesso i lavori sono fermi e non so se riprenderanno, si sta cercando di capire come possa essere accaduto. Non posso neanche anticipare quanti siano i candidati compresi nell’elenco, si parla di una dozzina ma per i risultati ufficiali bisognerà aspettare qualche giorno. La verità è che si è partiti tardi, avevamo a che fare con un flusso di dati enorme, circa 7.000 nominativi, ed era inevitabile che qualcosa sfuggisse soprattutto in alcune aree territoriali”.
Dal leader del Carroccio Matteo Salvini ariva una dichiarazione perentoria: nessun candidato impresentabile con la Lega. Un messaggio il segretario padano lo invia anche a Forza Italia guardando già al dopo voto: “Se la Lega diventa il primo partito di centrodestra il nostro programma diventa quello della coalizione. Gli altri si dovranno adeguare”. Silvio Berlusconi, che oggi torna in Liguria – dove il centrosinistra è diviso tra la candidata del Pd Raffaella Paita e Luca Pastorino sostenuto dalle sinistre – per tirare la volata a Giovanni Toti, la pensa in modo completamente diverso: “O l’unione dei moderati riesce o io credo che il centrodestra non avrà possibilità di battere la sinistra, credo che la sinistra andrà avanti così per anni”. Il premier, al di là dei pronostici (parla del 4 a 3 per il centrosinistra ma solo perchè “non siamo abituati a vincere tanto”), descrive “un’Italia in bilico tra paura e speranza” e assicura che queste elezioni “andranno bene” ma in ogni caso lui non farà mai quello che Massimo D’Alema, nella sua stessa posizione, fece all’indomani delle Regionali del 2000: dimettersi.
“Posso fare molte cose nella vita – osserva – difficilmente quelle che ha fatto D’Alema. Quello che conta sono i posti di lavoro che riusciamo a creare, abbiamo bisogno di restituire speranza ai nostri figli”. Per Salvini, invece, “Renzi ha paura e la sinistra sta perdendo il controllo”. Negli ultimi giorni utili per la campagna prima del voto di domenica Renzi non sarà in Campania dove mette le mani avanti (“Stefano Caldoro è una persona seria e se dovesse vincere lui non avrei alcun problema, come presidente del Consiglio, a lavorare e confrontarmi con lui”), ma tornerà nelle Marche dove “è sicuro” che lo schieramento di centrosinistra possa vincere contro il governatore uscente del Pd, ora sostenuto dal centrodestra, Gian Mario Spacca.