Regionali, al voto con il macigno degli “impresentabili”

Regionali, al voto con il macigno degli “impresentabili”
30 maggio 2015

Una sfida all’ultimo impresentabile. La campagna elettorale per le Regionali si chiude tra comizi in piazza e maratone tv dei leader, ma a dominare il dibattito è la lista ufficializzata dal presidente della commissione Antimafia, Rosy Bindi, con i nomi dei 16 candidati (4 in Puglia, gli altri 12 in Campania) che non hanno i requisiti previsti dal codice di autoregolamentazione approvato dai partiti. Ma è solo uno il nome su cui si scatena la tempesta politica, ed è quello del candidato democratico alla presidenza della Campania, Vincenzo De Luca. Ed è una tempesta che non vede il Pd contro gli altri partiti ma un attacco concentrico dei renziani proprio verso Rosy Bindi. L’accusa è quella di aver usato il lavoro della commissione per “vendicarsi” di vecchie ruggini con il segretario. Il diretto interessato reagisce e annuncia una querela nei confronti del presidente dell’Antimafia e si dice pronto a un confronto televisivo. Una bomba, insomma, sull’esito delle Regionali che già deve fare i conti con un’altra incognita: quella dell’astensionismo. Il rischio che il ponte del 2 giugno porti gli elettori lontano dalle urne è ben presente ai leader che infatti si prodigano in appelli al voto.

Leader che, peraltro, hanno scelto di chiudere in modo diverso le loro campagne elettorali. Renzi si è diviso tra Marche (dove ha visitato un’azienda) e Firenze, città scelta per la chiusura. Comizi anche per Salvini, che ha preferito la Verona di Flavio Tosi e per Beppe Grillo, che ha optato per la “sua” Genova. Rush finale tutto in tv invece per Silvio Berlusconi. Renzi sa di giocarsi molto in questa partita, soprattutto ora che la questione impresentabili ha riacceso la scintilla dello scontro all’interno del Pd. Anche per questo, pur coltivando l’ambizione di un 6 a 1, mette le mani avanti: “Domenica – sottolinea – non si vota per il governo nazionale e nemmeno per il congresso del Pd. Si vota per decidere il futuro delle Regioni e di alcuni Comuni, per i prossimi cinque anni”.

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“Noi – osserva da Ancona – non siamo qui a raccontare la storia, siamo qui a scrivere una storia nuova. E lo facciamo chiedendo il voto anche a quelli che la volta prima hanno votato per loro. Dall’altra parte c’è l’odio e la rabbia. Due monete che a livello elettorale pagano”. Suona la carica anche Matteo Salvini, che in questa tornata si gioca la possibilità di ufficializzare il sorpasso su Forza Italia e collocarsi come prima forza del centrodestra. “Dopo il voto di domenica – dice – cambierà tutto: alcuni partiti non ci saranno più altri cambieranno nome e forma e, se il centrodestra vorrà essere competitivo con Renzi, non potrà non tenere conto della Lega”. Dal salotto di Pomeriggio 5, invece, Silvio Berlusconi continua a perorare la causa dell’unione dei moderati e assicura che se Renzi non dovesse ottenere una netta vittoria in queste elezioni, fermandosi sul 4 a 3, non potranno che esserci riflessi per il governo nazionale anche perché “nel Pd potrebbe esserci la notte dei lunghi coltelli”. Il Cavaliere inoltre replica al premier che lo aveva definito un biglietto scaduto. “A me – risponde – il biglietto lo hanno dato gli italiani”, e lui che “è un ‘portoghese'”.

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