Turchia, elettori bocciano progetto presidenzialista Erdogan

Turchia, elettori bocciano progetto presidenzialista Erdogan
8 giugno 2015

CHP turchiaSconfitta del progetto presidenziale di Recep Tayyip Erdogan e coalizione in vista per la Turchia. Secondo il risultato – non ancora ufficiale – delle consultazioni politiche di ieri, il Partito della giustizia e dello sviluppo (Akp) perde la maggioranza parlamentare (276 seggi) che, dal 2002, gli aveva permesso di formare un governo monocolore per tre legislature consecutive. Il partito di orientamento islamico moderato si posiziona di nuovo come primo partito del Paese, ma perde 9 punti rispetto alle politiche del 2011 ottenendo il 40,8% dei voti e 258 deputati. Un risultato ben lontano anche dall’obiettivo dell’Akp di realizzare un emendamento presidenziale alla Costituzione, per il quale sarebbero necessari almeno 330 seggi. A marcare il risultato è il successo ottenuto alle urne dal Partito democratico dei popoli (Hdp), formazione di sinistra filo-curda che, sfidando lo sbarramento elettorale del 10% e il progetto presidenziale del capo di Stato Erdogan, si è aggiudicato il 13% delle preferenze assieme a 79 seggi parlamentari. Un esito di gran lunga superiore ai sondaggi realizzati prima delle consultazioni. Si collocano al secondo e al terzo posto, rispettivamente, il Partito repubblicano del popolo (Chp, kemalista orientato a sinistra) con il 25% dei voti e 132 seggi e il Partito di azione nazionalista (Mhp, estrema destra) con il 16,3% e 81 parlamentari.

Mentre il Chp ha mantenuto quasi intatti i suoi numeri, l’ Mhp ha accresciuto la propria percentuale di 4 punti, portando in parlamento 30 deputati in più rispetto al 2011. L’alta affluenza alle urne (84,29%) con oltre 56milioni e 590mila elettori, è stata affiancata da decine di migliaia di scrutatori volontari che hanno lavorato in tutto il territorio per impedire eventuali brogli. L’emorragia di voti dell’Akp si è registratata in numerose province a vantaggio della seconda formazione più forte nella zona in questione. Mentre infatti nelle province del Sud e del Sudest la popolazione di origine curda che precedentemente aveva votato a favore dell’Akp risulta avere optato in maniera massiccia per l’Hdp, nelle zone dell’Anatolia centrale a guadagnare della perdita dell’Akp è stato l’Mhp. Se l’Hdp ha superato lo sbarramento è però grazie ai voti della provincia di Istanbul dove il partito, con oltre 1 milione di voti, ha ottenuto il numero più alto di preferenze. Una parte degli elettori – per lo più del Chp – risulta infatti avere utilizzato il proprio voto in maniera strategica, al fine di indebolire l’Akp portando l’Hdp in parlamento.

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Sul balcone della sede dell’Akp di Ankara, dove il presidente Erdogan (già premier) ha annunciato per oltre un decennio le crescenti vittorie elettorali del suo partito, questa volta, ad annunciare il risultato delle prime elezioni che segnano la fine dell’egemonia dell’Akp in Turchia, è salito il premier Ahmet Davutoglu, affermando che “L’Akp ha vinto anche queste elezioni” e che “i quadri del partito non permetteranno mai che si danneggi la stabilità e la pace in questo Paese”. Nel corso della campagna elettorale la figura del premier è stata completamente oscurata da quella di Erdogan, che non lo avrebbe visto all’altezza del compito conducendo una campagna in parallelo – nonostante la Costituzione gli imponga di essere super-partes. Il risultato elettorale ha portato alcuni analisti ad ipotizzare le eventuali dimissioni di Davutoglu da segretario di partito, un’eventualità che tuttavia sembra al momento esclusa. Ora si prevede un periodo critico di 45 giorni per il Paese, nel quale si dovrà formare un nuovo governo. Dal momento che nessun partito dispone della maggioranza parlamentare, la formazione di una coalizione risulta l’opzione più probabile. Il co-leader dell’Hdp Selahattin Demirtas, dopo i risultati, ha affermato che il suo partito non è favorevole ad una coalizione con l’Akp, così come già affermato durante la campagna elettorale dal Chp.

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Il Partito di azione nazionalista, data anche una certa vicinanza di visioni, risulta essere la formazione con cui il Partito della giustizia e dello sviluppo potrebbe pensare di allearsi. Questo, tuttavia, obbligherebbe le trattative per la risoluzione della questione curda – già impantanate da qualche tempo – ad essere completamente messe da parte, suscitando una nuova situazione di crisi per il Paese. La possibilità di un’eventuale coalizione tra il Chp, l’Mhp e l’Hdp sembra essere scartata a causa dell’incompatibilità delle posizioni dei nazionalisti. Un’altra opzione potrebbe invece essere quella delle elezioni anticipate. Mentre gli osservatori ipotizzano gli scenari per il prossimo governo turco, emerge a gran voce la necessità di riformare le istituzioni del Paese, nei confronti dei quali la popolazione ha perso fiducia negli ultimi anni, a causa del crescente autoritarismo dell’Akp e di Erdogan. “La vera prova di democrazia inizia adesso”, scrive l’analista politica Sezin Oney, “ma se i partiti e gli elettori smettessero di perseguirla, questa occasione potrebbe essere persa”.

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