L’allarme di Mosca: 5.000 russi sono stati reclutati dall’Isis

L’allarme di Mosca: 5.000 russi sono stati reclutati dall’Isis
17 giugno 2015

Sono circa 5.000 i cittadini russi che combattono con lo Stato Islamico nelle file dei foreign fighters. L’allarme è stato lanciato dal Centro Antiterrorismo della Comunità degli stati indipendenti. E a preoccupare le autorità sono anche i confini della comunità che raggruppa dieci repubbliche ex sovietiche, in particolare l’area del Tagikistan, del Kazakistan e dell’Uzebkistan, dove i reclutatori ceceni dell’Isis stanno lavorando senza sosta per rimpinguare le fila dei combattenti in Siria e in Iraq. “Secondo i servizi di sicurezza circa 2.000 cittadini con passaporto russo stanno combattendo per l’Isis – ha detto il capo del Centro antiterrorismo Andrei Novikov a Interfax – Per alcuni esperti il numero potrebbe avvicinarsi a 5.000”. Alcune cifre sono state confermate con prove documentali mentre altre sono ancora al vaglio dell’intelligence dei Paesi Csi (che sono Armenia Azerbaigian, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Moldavia Russia, Tagikistan, Uzbekistan). “Dobbiamo utilizzare i nostri agenti e i nostri mezzi di controllo”, ha spiegato Novikov sottolineando che il lavoro di intelligence sta riguardando tutti i Paesi della Comunità.

A preoccupare le autorità russe sono in particolare gli immigrati tagichi e uzbeki che si trovano sul territorio russo e sono facile preda dei reclutatori ceceni che lavorano per l’Isis.
Secondo un recente rapporto dell’International Crisis Group negli ultimi tre anni tra 2.000 e 4.000 persone si sono spostate dal Tagikistan alla Siria e il Movimento islamico dell’Uzbekistan potrebbe unirsi al Califfato. “L’Isis cerca insegnanti, infermiere, ingegneri, non soltanto combattenti”, secondo il report. “In Russia gli immigrati sono lasciati ai margini della società, guadagnano poco e spesso in modo illegale e trovano conforto e motivazione nella religione”, continua ancora il rapporto spiegando l’attrattiva proposta dallo Stato Islamico che paga anche il viaggio per raggiungere Aleppo in molti casi. Un recente reportage del Guardian mostrava che per molti immigrati con passaporto russo il Califfato è la speranza di una nuova vita. Nell’articolo del quotidiano inglese si raccontava la storia di una ragazza tagica e della sua famiglia che aveva ricevuto 30mila dollari per raggiungere Aleppo, dove era stata messa disposizione una casa con ogni comfort e un lavoro da ispettore per il marito. Già a dicembre del 2013 l’ambasciatore siriano a Mosca aveva dato alcuni dati preoccupanti sul fenomeno parlando di 1.700 ceceni al soldo dell’Isis.

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Il primo vicedirettore dei Servizi di sicurezza russi Sergei Smirnov aveva presentato ad aprile alcuni dati secondo cui 1.700 russi combattevano per il Califfato e altri 300 combattenti provenivano dal Tagikistan. Il database del Centro Antiterrorismo Cis ha informazioni confermate a proposito di cittadini direttamente coinvolti negli scontri in Siria e in Iraq nelle file dell’Isis: “Ci sono 567 persone, oltre a quelle provenienti dalla Russia, sulla lista. E secondo le informazioni disponibili 61 sono rimaste uccise nelle ostilità”, ha aggiunto Novikov. A preoccupare il Centro non è soltanto il lavoro di reclutamento di emissari ceceni dell’Isis nel Volga e nella stessa Mosca, ma l’impatto di questa nuova ondata di entusiasmo verso il terrorismo nei Paesi Csi. “La minaccia dell’espansione dell’Isis si sta avvicinando ai confini meridionali della Csi e sono stati registrati scontri alla frontiera sud del Turkmenistan e nel Gorno-Badakhshan. I nostri analisti ritengono che l’addensarsi di forze antiterroristiche ai confini esterni dei Paesi Cis insieme alla volontà di attaccare questi Paesi possa complicare la situazione interna dei Paesi membri”. Per evitare che le zone centroasiatiche e delle repubbliche ex sovietiche diventino territorio di pesca per il Califfato, ha spiegato Novikov, la Russia e gli alleati della Csi stanno lavorando insieme rinforzando la frontiera meridionale. “Le organizzazioni terroristiche internazionali, che si sono modernizzate sul modello mercenario, si pongono come obiettivo di medio termine un cambiamento del modello amministrativo dell’intera regione, la frammentazione degli stati esistenti e la creazione di nuovi”. Le previsioni fatte in tal senso a proposito dell’Isis e dei metodi di reclutamento, appena un anno fa “si stanno sfortunatamente verificando tutte”, ha concluso.

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