Buone e cattive ragioni alla base della caccia grossa in Africa

Buone e cattive ragioni alla base della caccia grossa in Africa
7 luglio 2015

La caccia agli animali selvaggi in Africa è un argomento che, oltre a muovere grossi interessi economici, suscita molte tensioni nel dibattito sociale. Uccidere per “divertimento” è una pratica che lascia indubbiamente molto perplessi e sconcertati, a voler usare un pacato understatement, ma la caccia per esigenze di ripristino proteico ha ben altra giustificazione, senza contare che oggi si tratta di una componente essenziale per la protezione delle stesse specie selvagge. Adri Kitshoff, direttrice di Phasa, associazione sudafricana di cacciatore professionisti, a 57 anni continua a cacciare e la sua mira è sicura e non provoca sofferenze inutili. Ma a causa delle sua attività, come molti colleghi, ha ricevuto bordate di insulti e persino minacce di morte. Messaggi che non si spiega: “Pensate alla mucche trascinate al mattatoio, allo stress che subiscono prima di essere macellate. L’antilope che ho abbattuto non sapeva nemmeno che ero lì, non si accorta di nulla”. I cacciatori professionisti mettono nel mirino solo vecchi esemplari maschi, esclusi dal ciclo riproduttivo, condizione indispensabile perché la caccia possa essere qualificata responsabile e sostenibile. “L’Africa non può permettersi il lusso di discettare sull’argomento dal punto di vista europeo, sottolinea Hermann Meyeridricks, direttore di Phasa. Perché gli animali selvaggi possano prosperare bisogna che le comunità locali possano trarre dei guadagni. E che non ci siano conflitti tra gli animali e le attività agricole”. Tutto vero. Ma quello che indigna ampi strati dell’opinione pubblica internazionale è lo sfruttamento della caccia. Dilettanti stranieri che pagano caro per portarsi a casa, sulle tracce squinternate di letture mal digerite di Hemingway, trofei di antilope, bufali, leoni o elefanti. Attività legali e controllate ma che suscitano le perplessità di cui sopra. Però i soldi dei cacciatori dilettanti in vena di emozioni sono quelle che permettono l’esistenza di riserve private dove coabitano in libertà rinoceronti, leopardi, antilopi e altri animali selvaggi.Non per questo tuttavia il dibattito, a tinte spesso talebane, sembra destinato a spegnersi. (Immagini Afp)

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