Valanga emendamenti su riforma Rai, oltre 1.500. Domani in aula

Valanga emendamenti su riforma Rai, oltre 1.500. Domani in aula
20 luglio 2015

Approda domani in aula al Senato la riforma della governance della Rai, ma si annuncia un percorso tutt’altro che liscio per il provvedimento. Sul piede di guerra in particolare la Lega e il Movimento 5 stelle, che hanno presentato rispettivamente ottocento e seicentotrentacinque emendamenti. Centouno quelli di Forza Italia. Pochi emendamenti dal Pd, in gran parte dalle aree di minoranza, che propongono fra le altre cose la soppressione della delega sul canone e un diverso assetto della governance attraverso la definizione di due organismi separati, un consiglio di gestione e un consiglio di sorveglianza. Intanto l’Usigrai, insieme alla Federazione della Stampa, sarà domani al Senato per far sentire in una conferenza stampa la voce dei giornalisti del servizio pubblico. Mentre in piazza si annuncia un sit in di associazioni che, guidate da Moveon Italia, denunciano sul tema un “dibattito asfittico per non dire assente all’interno del Paese e dei corpi sociali”.

I relatori del provvedimento sono Enrico Buemi (Socialisti-Autonomie) e Raffaele Ranucci (Pd). In commissione il testo è stato licenziato con l’intesa di non “blindarne” il contenuto, e per questo anche le opposizioni presenti all’ultima seduta hanno votato il mandato ai relatori. Al momento però non c’è un accordo politico che possa sgombrare il campo dalle minacce ostruzionistiche: nei giorni scorsi il presidente della commissione di Vigilanza sula Rai, Roberto Fico (M5S), ha minacciato una “battaglia feroce” se non verranno accolte le proposte dei parlamentari stellati. Il suo collega senatore Alberto Airola chiarisce al telefono: “Abbiamo una cinquantina di proposte di merito, dei quali due o tre sono le cose cardine, il resto degli emendamenti, gli altri seicento, ha valore persuasivo, diciamo così… Il testo così com’è è penoso ma finora Governo e maggioranza hanno dato disponibilità a inserire alcuni paletti sui requisiti di competenza e indipendenza per i componenti del Consiglio di amministrazione. E noi chiediamo anche che l’amministratore delegato non sia nominato nell’assemblea dei soci, cioè esclusivamente dal Governo, ma in Cda. Siamo molto agguerriti ma anche disponibili”, conclude il senatore M5S.

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“Renzi – dice dal canto suo il leghista Jonny Crosio – aveva promesso agli italiani che avrebbe tolto i partiti dalla Rai, ma se vuole fare Tele Renzi dovrà passare sopra i nostri cadaveri.
L’amministratore delegato lo nomina lui a suo piacere e gli dà poteri di vita e morte sull’universo mondo, il resto del cda è fatto da due nominati dal Tesoro, due dalla Camera due dal Senato e poi ci sarà un povero disperato che verrà nominato all’interno della Rai e non conterà nulla. Questa riforma mi sembra una costola dell’Italicum”. Poi ci sono i problemi del canone, “è una tassa, non un abbonamento, e il governo chiede una delega senza dirci per fare cosa… E poi la Rai va privatizzata nel 2016, quando scade il contratto di servizio, e va dato un riconoscimento alle tv locali. Fanno servizio pubblico, tante volte meglio della Rai”. I tempi della discussione per ora non sono contingentati, “ma – avverte Crosio – ci aspettiamo di tutto, anche qualche canguro (discusso strumento procedurale per cancellare gli emendamenti ostruzionistici, ndr) con la complicità del presidente Grasso. Anche loro però devono aspettarsi di tutto”.

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