Tutto è pronto per la mobilitá nella pubblica amministrazione. La mappa degli esuberi e delle carenze negli organici è stata giá disegnata dal ministero della Funzione pubblica manca solo il via libera politico e l’eventuale accordo con i sindacati. Il ministro Marianna Madia giorni fa ha rilanciato il tema degli spostamenti obbligatori degli statali dicendo che non c’è tempo per aprire tavoli di discussione con le organizzazioni sindacali. Ma queste rivendicano un ruolo nelle decisioni ribadendo che i criteri e le modalitá della mobilitá vanno contrattate e non possono essere frutto di una scelta unilaterale. La vera sfida è quindi di attuare quello che i vari governi nel corso di ben vent’anni hanno annunciato di voler fare ma poi hanno lasciato nel cassetto.
Più di un ministro ha provato a riorganizzare l’amministrazione pubblica e task force di tecnici hanno prodotto una mole enorme di studi e proposte su come ridistribuire il personale in modo da eliminare gli sprechi di risorse e rendere più efficiente la macchina pubblica. Il meccanismo in via teorica è molto semplice: si tratta di definire le reali esigenze di ciascuna amministrazione, cioè di quanto personale ha bisogno in base ai carichi di lavoro e spostare il personale dagli uffici dove è più facile passare il tempo a girarsi i pollici, a quelli dove invece si moltiplicano le ore di straordinario. Ma passare dalla teoria alla pratica è molto difficile. Ci si sono cimentati ministri come Bassanini, Frattini e per ultimo Brunetta ma al momento solo un impiegato su mille ha cambiato amministrazione e solo uno su cento si è trasferito da un ufficio a un altro. Il flop è stato spiegato con la mancanza di incentivi agli spostamenti e con la difficile procedura.
La mobilità non ha funzionato Perché possa partire la mobilitá, secondo le norme in vigore, è necessario che tra le due amministrazioni che devono scambiarsi dipendenti, esista un accordo e che entrambi i dipendenti abbiano un profilo professionale simile. Spetta alle amministrazioni stabilire quali mansioni possono essere considerate identiche oppure no.Ma spetta a quegli statali interessati a spostarsi, trovare una persona di pari qualifica e profilo professionale simile, interessata allo scambio. Una volta d’accordo, entrambi i dipendenti devono inviare una lettera tanto all’ente di destinazione come all’amministrazione di appartenenza, al dipartimento di personale, per richiedere la mobilità. A quel punto ci sono dei colloqui per verificare i profili dei due dipendenti interessati alla mobilità e l’Ente presso il quale si è presentata domanda di trasferimento contatterà l’amministrazione di appartenenza del dipendente, per chiedere il nullaosta allo spostamento. A questo punto, l’amministrazione di appartenenza dovrà rispondere se accetta o meno la mobilitá. Insomma il meccanismo è così complicato che pochi ne hanno usufruito.
La mappa La mappa delle eccedenze e delle carenze di organico è stata giá fatta dai governi Monti e Letta e quindi va solo aggiornata considerando i pensionamenti che finora ci sono stati. Dalle tabelle della Funzione pubblica emerge che in base al decreto 95/2012, gli esuberi complessivi in sette ministeri sono 3.236. Hanno personale eccedente i ministeri Difesa (1.562), Sviluppo Economico (152), Ambiente (2), infrastrutture (598), Lavoro (129), Beni culturali (664), Salute (129). Hanno invece carenze di personale i ministeri dell’Agricoltura (12) e l’Istruzione (1.132). Inoltre in base all’ultima spending review risultano in carenza di organico i ministeri dell’Interno (561 unitá), la Giustizia (665), l’Economia (480), l’Agenzia del Territorio (455), l’Agenzia delle Entrate (1.487). Tra gli enti pubblici di ricerca si trovano numerose amministrazioni in carenza di organico. All’Enea mancherebbero 79 unitá, all’Istat 334. L’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie avrebbe bisogno di 150 dipendenti in più e l’Enit di 81. Complessivamente gli enti pubblici di ricerca hanno 126 esuberi, gli enti pubblici non economici 666. Per quanto riguarda gli enti di previdenza, l’Inail ha 648 eccedenze e l’Inps 3.314. Confrontando questi dati emerge dove è possibile fare degli spostamenti. Secondo la nota aggiuntiva al bilancio di previsione, nel 2014 le Forze armate dovrebbero fare tagli per 289 ufficiali, 1348 sottufficiali e 1.562 civili. Inoltre se l’abolizione delle province sará attuata ci sono migliaia di dipendenti da smistare nelle diverse amministrazioni. (Il Tempo)