Trapianto di cranio, protesi stampata in 3D

2 aprile 2014

 Eseguito il primo trapianto di una buona parte del cranio utilizzando una protesi stampata in 3D su una paziente di 22 anni. Ecco come sta oggi la paziente, a tre mesi dall’intervento

La stampa 3D si impone nelle sale operatorie. Arriva infatti dall’University Medical Center (UMC) di Utrecht la notizia di un trapianto di cranio (una buona parte del cranio) stampato in 3D in una donna di 22 anni, affetta da una grave forma di emicrania dovuta a un anomalo ispessimento della struttura scheletrica. L’operazione, avvenuta circa tre mesi fa, è durata circa 23 ore ed ora la donna sta bene, tanto da essere tornata al lavoro e da non riportare segni visibili dell’intervento. L’intervento cui si è sottoposta la giovane paziente è il più grande impianto di questo tipo mai realizzato.

“L’ispessimento del cranio”, racconta il chirurgo Bon Verweij, parte del team che ha effettuato l’operazione, “mette il cervello sempre più sotto pressione. Tanto che alla fine (la donna) ha lentamente perso la vista e ha iniziato a soffrire di disturbi della coordinazione motoria. Era solo una questione di tempo prima che altre altre funzioni essenziali del cervello venissero compromesse e morisse. Così un intervento di chirurgia intensiva era inevitabile, ma fino ad ora non vi era alcun trattamento efficace per questi pazienti”.

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In passato, spiega il chirurgo, nei casi in cui era necessario rimuovere e quindi reintrodurre parti del cranio per ridurre la pressione sul cervello, gli impianti venivano fatti per lo più a mano in sala operatoria, utilizzando una sorta di cemento. Ma, continua Verweij, non si poteva contare su protesi molto precise, come invece è possibile oggi grazie alla stampa in 3D. Inoltre, le protesi stampate preservano meglio le funzionalità cerebrali rispetto alle vecchie.  Il cranio trapiantato stato realizzato grazie a una plastica non meglio specificata, e non è chiaro al momento se in futuro la protesi dovrà anche essere sostituita, come riferisce Wired.uk. Gli scienziati sperano ora che il successo ottenuto con questa paziente possa essere replicato anche per altre persone che si trovano nelle stesse condizioni, o con altre deformità ossee, e ancora casi in cui il cranio venga danneggiato da tumori o incidenti.

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