di Barbara Acquaviti
E’ davvero vicina un’intesa sulle riforme costituzionali fra Matteo Renzi e la minoranza del Pd, o almeno la parte di minoranza più vicina a Pier Luigi Bersani? Lo accreditavano i retroscena di alcuni quotidiani, apparentemente alimentati da un clima ottimistico diffusosi a palazzo Chigi. L’ipotesi su cui si tratta si basa sull’idea, non nuova, del “listino” elettorale per la scelta dei consiglieri regionali da mandare anche al Senato: una sorta di elezione semi-diretta che consentirebbe di non toccare l’articolo 2 del ddl Boschi, sul quale il Governo non vuole ritocchi. Se però è davvero il momento della diplomazia nel Pd, il presidente del Consiglio, segretario del partito, non lo dà a vedere nel suo intervento al Forum Ambrosetti di Cernobbio, quando ricorda in tono sarcastico “l’anno di contestazioni” che ha vissuto: “Con poche e rare perle di coerenza, per esempio la mia minoranza, mi ha sempre contestato con mirabile senso della coerenza. Sono loro debitore per il senso della linearità del loro pensiero”, dice Renzi fra gli applausi.
Dopo le prime frenate di qualche esponente della minoranza rispetto all’ipotesi di un accordo ormai vicino, parte il fuoco di fila delle dichiarazioni della maggioranza democratica: “Vorrei capire – dice Franco Mirabelli – se la volontà dei senatori della minoranza è quella di dare al Paese una riforma del bicameralismo attesa e promessa da troppo tempo o quella di lanciare ultimatum”. “Ok al dialogo ma dobbiamo con determinazione fare le riforme”, dice il vicesegretario dem Debora Serracchiani, secondo la quale “la storia di questo anno e mezzo ha dimostrato che se si fanno le riforme l’Italia riparte”. “Non si può reclamare l’unità del Pd sulle riforme, e poi tornare a porre veti”, è l’avvertimento del senatore renziano Andrea Marcucci. Accusa respinta da Federico Fornaro, esponente della minoranza: “In realtà, è chi dichiara intoccabile l’articolo 2 del Ddl Boschi a porre veti e ultimatum con annessa minaccia di crisi di governo”.
Gli altri attori politici esprimono un certo scetticismo per la vicenda interna al Pd. Gianfranco Librandi di Scelta civica lamenta le “lungaggini o le beghe interne al Pd” che rischiano di “inficiare la portata di misure essenziali per il futuro del nostro Paese”. Secondo Maurizio Gasparri di Forza Italia “Renzi bluffa, noi siamo decisivi. Vogliamo che il Senato, ridotto di numeri e di competenze, sia elettivo e che si modifichi la legge elettorale”. Carla Ruocco del Movimento 5 stelle, invece, punta il dito sulle priorità politiche dei democratici: “Mentre migliaia di persone in Europa muoiono di fame, il Pd si dilania su come traslocare dei consiglieri regionali al Senato”, accusa.