Pensioni, non ci sono i soldi per esodati e opzione donna

Pensioni, non ci sono i soldi per esodati e opzione donna
9 settembre 2015

Arriva senza mezzi termini lo stop del ministero dell’Economia alla settima salvaguardia per gli esodati: in sostanza le risorse non utilizzate, sostiene il Mef, sono tornate nelle casse dello Stato e non potranno essere più usate per questo scopo. Non solo. Mancano le coperture anche per la cosiddetta opzione donna, l’anticipo a 57 anni con 35 di contributi. E’ questo l’esito dell’incontro che si è tenuto oggi nella commissione Lavoro della Camera con il Mef, il ministero del Lavoro, l’Inps e la Rgs, secondo quanto ha riferito il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano. Una posizione contestata da Damiano che ritiene che il parere espresso dal Mef sia “inaccettabile”, che c’è un “problema politico” da affrontare e che la commissione intende “interpellare i due ministri di riferimento”.

“L’incontro non è stato positivo – ha attaccato Damiano – ed evidenzia una questione politica rilevante che va affrontata con il governo, vale a dire l’utilizzo delle risorse risparmiate dal fondo esodati. Se l’interpretazione che prevale è quella del Mef, secondo la quale le risorse che non sono state spese nel 2013 e nel 2014 sono perdute non solo si riduce la quantità di risorse che vengono messe a disposizione per la settima salvaguardia ma si cancella la volontà del legislatore che costituendo il fondo ha chiaramente espresso la volontà di utilizzare i risparmi per ampliare i numero dei lavoratori da tutelare”. Si tratta, ha precisato, “secondo le stime del Mef di 500 milioni; altro discorso per le risorse 2015 e successive”. “Noi non concordiamo e insieme a noi non concorda il ministero del lavoro. Abbiamo sentito due opinioni. E’ chiaro che l’interpretazione restrittiva del Mef demolisce le fondamenta di una legge che ha costruito attorno al fondo il senso delle salvaguardie”. “Proseguiranno ovviamente anche gli incontri tecnici anche per capire la dimensione delle risorse e il numero dei lavoratori da tutelare”. L’inps “sulla settima salvaguardia ha fornito dati sui risparmi fino al 2023 pari a 3,3 mld. Che debbono essere però certificati dalla conferenza dei servizi cosa che non è avvenuta per il dissenso esistente”, ha concluso.

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