Putin con Berlusconi promette riabilitazione italiani di Crimea

Putin con Berlusconi promette riabilitazione italiani di Crimea
11 settembre 2015

Il presidente russo Vladimir Putin ha promesso ai rappresentanti della comunità italiana in Crimea di modificare il decreto russo del 21 aprile 2014 sulla riabilitazione dei tartari e degli altri popoli di Crimea, ampliando l’elenco per includere gli italiani, tornati nella penisola dopo la deportazione. La promessa è stata fatta durante il soggiorno dell’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, in Crimea per una visita privata. Dopo una passeggiata sul lungomare di Yalta, il presidente russo e Berlusconi hanno fatto tappa in un caffè con terrazza all’aperto sul lungomare, dove hanno incontrato rappresentanti dell’organizzazione pubblica regionale della comunità degli italiani a Kerch.

La presenza di popolazioni italiane in Ucraina e Crimea ha una lunga storia che rimonta ai tempi della Repubblica di Genova e di Venezia, ma il grosso dell’insediamento italiano è arrivato nell’800. Con l’avvento del comunismo, alcune famiglie fuggirono in Italia via Costantinopoli, gli altri furono perseguitati con l’accusa di simpatizzare per il fascismo. Nel 1942, a causa dell’avanzamento della Wehrmacht in Ucraina e in Crimea, le minoranze nazionali presenti sul territorio finirono deportate con l’accusa di collaborazionismo. Quella italiana iniziò iniziò il 29 gennaio 1942. La gran parte degli italiani di Crimea finì in Kazakistan. Prima delle deportazioni, in Crimea c’erano circa 5mila italiani. Quando fu permesso loro di rientrare, erano poche centinaia. Il riconoscimento dello status di minoranza deportata è un passo che potrebbe permettere l’avvio di una serie di procedure burocratiche, in base alle quali gli italiani di Crimea di poter accedere alla possibilità di riottenere la cittadinanza italiana a cui dovettero forzatamente rinunciare.

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