Senato, i voti segreti fanno vacillare la maggioranza

Senato, i voti segreti fanno vacillare la maggioranza
3 ottobre 2015

di Carlantonio Solimene

Il governo supera un’altra giornata di votazioni al Senato sulla riforma costituzionale ma mostra la corda negli scrutini segreti, dove per la prima volta scende sotto la maggioranza assoluta dei 161 voti e si salva principalmente grazie alle assenze delle opposizioni e grazie al “soccorso” dei verdiniani, veri e propri protagonisti della giornata a palazzo Madama. In particolare, il momento in cui la maggioranza è stata più “stretta” è stata la votazione segreta con cui sono stati respinti i due subemendamenti di Roberto Calderoli della Lega e di Loredana De Petris di Sel all’emendamento Finocchiaro che modifica il comma 5 dell’articolo 2 del ddl Boschi sulle modalità di elezione dei senatori. I no sono stati 160, i sì sono 116, 3 gli astenuti. I subemendamenti chiedevano la salvaguardia delle minoranze linguistiche nel nuovo Senato composto da consiglieri regionali e sindaci. Un altro dei momenti più delicati sarà questa mattina, quando si voterà l’emendamento Finocchiaro che riscrive il comma 5 del contestatissimo articolo 2 della riforma e che prevede che la durata del mandato dei senatori coincida con quella degli organi delle istituzioni territoriali dai quali sono stati eletti in conformità alle scelte espresse dagli elettori.

Prioprio Anna Finocchiaro è stata protagonista di un “lapsus” pericoloso, quando ha confuso, tra i firmatari di un emendamento di maggioranza, la senatrice D’Adda, della minoranza Pd, con il verdiniano D’Anna. Errore poi prontamente corretto tra l’imbarazzo generale. Sul fronte opposizione, si segnalano ancora malumori in casa Forza Italia. Nonostante, infatti, la linea ufficiale del partito sia quella di contrastare in Aula la riforma del Senato. alcuni parlamentari si sono già smarcati. Come Riccardo Villari, che voterà sì al ddl Boschi ed è dato in avvicinamento proprio al gruppo di Denis Verdini, e Francesco Nitto Palma, che ha comunicato la sua astensione non condividendo la decisione di FI di schierarsi contro riforme approvate in prima lettura senza che poi fossero sopraggiunti motivi dirimenti. Intanto, è nervosismo anche tra le file degli alfaniani per lo “scouting” di Verdini nei confronti dei tanti senatori di Ncd insoddisfatti per la linea del partito. È stato proprio il leader Angelino Alfano a piombare al Senato per serrare le file dei suoi e per alcuni minuti è stato visto parlare con Denis Verdini.

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