In Europa, la sofferenza mentale colpisce una persona su tre ed è allarme sotto i 25 anni. L’allerta arriva dal 47/mo Congresso della Società italiana di Psichiatria (Sip), apertosi a Giardini Naxos, che lancia un appello: ”E’ necessario – afferma il presidente Sip Emilio Sacchetti – intensificare la prevenzione, investire in ricerca, potenziare i Dipartimenti di Salute Mentale pubblici e far capire alle istituzioni che la psichiatria ha bisogno di essere finanziata non meno delle altre discipline mediche per una ragione solidissima: tutte le patologie psichiche oggi sono curabili anche se non sempre guaribili”. I disturbi psichiatrici, infatti, sono in crescita: in Europa una persona su tre fa esperienza della sofferenza mentale almeno una volta nel corso della vita; nel mondo una su quattro. E nel 70% dei casi questo accade prima dei 25 anni di età con conseguente riduzione delle possibilità di sviluppo personale e professionale. Tale sofferenza – che ha origini complesse e vede implicati fattori genetici e ambientali nonché gli stili di vita – ha conseguenze così gravi non perché la psichiatria non abbia armi per affrontare tali patologie, ma perché molto spesso, affermano gli esperti, chi ne soffre non accede agli opportuni percorsi terapeutici a causa dei pregiudizi. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, spiega Sacchetti, ”ha individuato i 4 pregiudizi che più di tutti tengono lontani i pazienti dagli specialisti che potrebbero aiutarli: credere chi soffre di una malattia mentale inguaribile, improduttivo, irresponsabile, pericoloso. Sono questi luoghi comuni, lontani dalla realtà, che impediscono a milioni di persone di accedere a cure che potrebbero o guarire o controllare tali disturbi”. Fondamentale dunque, rileva Claudio Mencacci, direttore del dipartimento di neuroscienze Ospedale Fatebenefratelli di Milano, è ”creare una cultura della malattia mentale che possa accrescere nella popolazione la consapevolezza che le persone con malattie mentali possono vivere come tutti gli altri, se vengono garantite politiche sanitarie e professionali adeguate, implementando la ricerca e campagne di sensibilizzazione”.