Vendola e Civati verso due gruppi separati a sinistra

Vendola e Civati verso due gruppi separati a sinistra
23 ottobre 2015

di Paolo Barbieri

Non uno, ma due gruppi parlamentari separati: è questo ad oggi l’approdo più probabile delle manovre in corso a sinistra del Pd e nella sinistra Pd. Il gruppo già pronto, o quasi, è quello di Nichi Vendola, leader di Sinistra ecologia libertà: dovrebbe inglobare, oltre ai suoi, l’ex Sel Claudio Fava, mai approdato al Pd, qualche reduce dal Pd come Stefano Fassina e Monica Gregori e altri che potrebbero uscire nei prossimi mesi come Alfredo D’Attorre. L’altro gruppo, ancora di là da venire, farà capo a Pippo Civati, anche lui ex Pd e leader di Possibile, che a Sel, almeno per ora, chiude la porta. Vendola domani prospetterà al Consiglio nazionale di Sel il percorso del “nuovo soggetto politico” e annuncerà la costituzione del nuovo gruppo alla Camera entro l’anno. Per l’ex bersaniano D’Attorre, che per ora sta a guardare cosa succede sulla legge di stabilità, “se il Pd va avanti su questa strada, uno spazio largo di elettorato di centrosinistra e di mondo del lavoro resta senza rappresentanza”. Anche se chi conosce le vicende del Pd giura che non ci sarà “la scissione” nei prossimi mesi, ma singoli addii di parlamentari e dirigenti sul territorio. Non tutto ciò che è in uscita dal Pd, tuttavia, finirà nella “cosa rossa”, le cui radici, fanno sapere i vendoliani, (ne ha parlato oggi Repubblica) affondano nella storia dell’Ulivo. Civati risponde piccato a Sel: “L’idea della matrice ulivista, piuttosto che della ‘cosa rossa’ da fare ‘alla sinistra del Pd’, e quindi vocazionalmente minoritaria, era una proposta che esattamente come quella sulle amministrative abbiamo fatto a Sel e agli altri soggetti, senza peraltro mai ottenere risposta”, si legge sul sito di Possibile. Il nodo è che manca chiarezza su “quale dovrebbe essere il rapporto con il Pd di questo ipotetico soggetto”.

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Lo stesso Civati si incarica poi di precisare che “Possibile è in una fase costituente e per questo non sta prendendo parte a nessun ‘balletto’ di alleanze e accordi”. Con Civati, se e quando farà il passo di dar vita a un gruppo alla Camera, dovrebbero andare ex dem come Luca Pastorino e Beatrice Brignone, e una fetta di Alternativa libera. Gli ex M5S guidati da Massimo Artini, infatti, sono divisi tra chi ha il cuore a destra, come Walter Rizzetto, e chi, come Samuele Segoni, Marco Baldassarre, Tancredi Turco, lo stesso Artini, guarda a Civati. I cui toni duri contro i potenziali compagni di strada a sinistra non stupiscono: lo strappo c’è già stato quando l’ex dem ha lanciato la raccolta di firme sui referendum abrogativi “anti Renzi”. Sel e Fassina non lo hanno seguito: “Ha usato i referendum per organizzare i suoi comitati locali e farsi un database di Possibile”, è l’accusa che circola a sinistra. Ma la vera divisione è sulle elezioni amministrative: Possibile guarda alle future politiche e non vuole accordi locali col Pd. “Non è un dramma – commenta Nicola Fratoianni di Sel – il nostro è un processo aperto, chi non aderisce ora potrà farlo in futuro.
Il centrosinistra non esiste più, alle politiche non è immaginabile un accordo col Pd, questo è il punto comune. Ma su alcune città dove si è governato bene bisogna dare continuità”, e i punti dolenti sono soprattutto Cagliari, con il sindaco di Sel Massimo Zedda, e Milano. “Se qualcuno pensa che quella di Pisapia sia stata una cattiva esperienza lo dica”, avverte Fratoianni, che a sua volta dovrà fare i conti con un pezzo del suo partito che a rompere definitivamente col Pd non è disponibile e minaccia una nuova diaspora.

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