Pronta la trappola Ruby-ter

Pronta la trappola Ruby-ter
7 novembre 2015

di Luigi Frasca

Nei giorni in cui il centrodestra cerca di ritrovare l’unità perduta attraverso la manifestazione di Bologna, su Silvio Berlusconi potrebbe abbattersi una nuova tegola giudiziaria. Sono attese per la prossima settimana, infatti, le richieste di rinvio a giudizio della procura di Milano nell’ambito del processo Ruby Ter nel quale l’ex premier è indagato per corruzione in atti giudiziari e, stando ai rumors che arrivano dagli ambienti giudiziari, per Berlusconi si profilerebbe l’ennesimo processo con annessa grande enfasi mediatica, visto che ancora una volta al centro della scena ci saranno le cosiddette “olgettine” e l’ipotesi che siano state “foraggiate” dall’entourage del Cav per “mentire” nelle testimonianze rilasciate nell’ambito del primo processo Ruby. In particolare, nelle motivazioni delle due sentenze sui primi due procedimenti riguardanti le vicende della ragazza marocchina, si rinviavano gli atti alla procura perché valutasse un eventuale condizionamento dei testimoni. L’ipotesi formulata in questo caso dell’accusa è che siano stati versati circa 10 milioni di euro per corrompere testimoni, di cui 7 alla sola Ruby, dal 2011 al 2015.

Intanto, ieri è stata archiviata la posizione dell’avvocato Niccolò Ghedini, storico legale di Berlusconi e parlamentare di Forza Italia. Con quella di Ghedini è stata archiviata anche la posizione di altre 12 persone, tra cui l’altro avvocato di Berlusconi, Piero Longo, l’ex europarlamentare di Forza Italia Licia Ronzulli, il deputato di Forza Italia Valentino Valentini, l’ex viceministro degli Esteri Bruno Archi e il padre di Karima El Mahroug. La decisione è del gip Stefania Donadeo su richiesta dei pm Tiziana Siciliano e Luca Gaglio. “Non ero preoccupato – ha commentato Longo all’AdnKronos – ma infastidito sì e questa archiviazione non mi libera da questo stato d’animo. “È stato un fastidio inulte – ha sottolineato il legale – posto in essere da giudici che non mi hanno mai visto. Un fastidio che però continua perché certe cose rimangono”. Nel decreto di archiviazione firmato dal Gip Stefania Donadeo si legge che “pur avendo raccolto numerosi elementi indiziari che indicano come, forse, in diverse occasioni” i legali Niccolò Ghedini e Piero Longo abbiano “superato il limite imposto dalla deontologia professionale”, non si è “giunti all’acquisizione di prove certe”, o quanto meno a “indizi univoci e concordanti” di un “ruolo attivo di concorso in corruzione”.

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