E’ atterrato a Nairobi attorno alle 16.45 (14.45 in Italia), con un quarto d’ora di anticipo, l’aereo Alitalia che, da Roma, ha portato il Papa in Kenya. E’ la prima visita assoluta in un paese africano. Inizia così un viaggio storico di sei giorni che vedrà Francesco fare tappa anche in Uganda e, da ultimo, in Repubblica centraficana, da dove, se il programma è confermato nonostante le preoccupazioni per la sicurezza, Bergoglio ripartirà lunedì prossimo. “Sono più preoccupato per le zanzare” ha detto il Pontefice rispondendo a un giornalista che gli chiedeva se non fosse nervoso per il rischio di attacchi durante il suo viaggio africano. Kenya e Uganda hanno dispiegato 10.000 uomini per garantire la sicurezza del Pontefiche, che terrà 19 discorsi tra Nairobi, Kampala e Bangui. Nonostante il monito delle autorità francesi sui rischi posti in particolare dall’ultima tappa del viaggio, la Santa Sede ha confermato il viaggio, precisando che valuterà il da farsi sul terreno.
ALLARME SICUREZZA Niente auto blindate, niente giubbotti antiproiettile. Francesco compie il suo viaggio più difficile e più pericoloso. La macchina organizzativa per la sicurezza nei tre Paesi può contare su 25.000 agenti di polizia, la maggior parte di loro appartenenti a unità paramilitari, e 3.000 caschi blu. La prima tappa del viaggio è il Kenia, Paese dove sono avvenuti alcuni dei più sanguinosi attacchi degli ultimi anni da parte dei jihadisti di al-Shabaab. A Nairobi il governo ha dispiegato 10 mila poliziotti supportati da altri 10 mila volontari del Servizio nazionale della Gioventù. Saranno inoltre chiuse al traffico le vie principali della città. Anche l’Uganda ha reso noto che la sicurezza del Pontefice sarà garantita dalla presenza di circa 10 mila agenti. Ma a preoccupare di più, è la tappa nella Repubblica Centrafricana, a Bangui, per l’apertura in anticipo, rispetto all’8 dicembre, dell’apertura della Porta Santa per il Giubileo. Una tappa questa, fortemente voluta da Papa Francesco che ha respinto ogni avvertimento di possibili attentati. Qui la sua sicurezza è nelle mani di 3 mila Caschi Blu, circa un migliaio di soldati provenienti da diversi contingenti internazionali e 500 poliziotti locali.
IL VIAGGIO Francesco è arrivato all’aeroporto di Fiumicino alle 7.39. E’ salito sull’aereo portando la sua borsa di pelle nera alle 7.43. Prima di lasciare il Vaticano, Bergoglio ha incontrato nella Domus Santa Marta undici donne vittime della tratta. Ne ha dato notizia l’Elemosineria pontificia. “Undici donne con sei bambini, provenienti da una Casa Rifugio delle vittime della violenza domestica e della tratta della prostituzione, hanno salutato il Santo Padre prima della Sua partenza per il viaggio in Africa. La nazionalità delle donne: italiana, nigeriana, rumena e ucraina. Sono tutte ospitate in una struttura gestita da una Congregazione Religiosa in un paese del Lazio”. Il Papa ha inoltre nominato oggi don Roberto Filippini, 69 anni, attuale cappellano del carcere di Pisa e delegato per l’ecumenismo, il nuovo vescovo di Pescia. Sostituisce monsignor Giovanni de Vito, deceduto lo scorso 20 settembre. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato a Francesco un messaggio augurale: “Desidero farle pervenire – si legge – il mio più sincero ringraziamento per il messaggio che ha voluto cortesemente indirizzarmi nel momento in cui si accinge a partire per il viaggio apostolico. L’Italia e la comunità internazionale guardano con grande attenzione al suo primo viaggio nel continente africano, il cui potenziale di crescita e sviluppo è ostacolato da guerre, instabilità politica, povertà e allarmanti disuguaglianze sociali. La sua presenza sarà di sostegno e incoraggiamento alle locali comunità cristiane e recherà un importante segnale di pace, fraternità e dialogo ai paesi visitati e all’intero continente, fornendo altresì un prezioso messaggio di speranza per il futuro. Mi è gradita, Santità, l’occasione per rinnovarle i sensi della mia più profonda stima”.