Scontro durissimo fra due prestigiose organizzazioni scientifiche internazionali in commissione Ambiente del Parlamento europeo, ieri a Bruxelles: da una parte, gli scienziati e i dirigenti dello Iarc, l’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro, con sede a Lione, che lavora per l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms); dall’altra i loro colleghi dell’Efsa, l’Autorità di sicurezza alimentare dell’Ue con sede a Parma. Oggetto dello scontro, le conclusioni a cui sono pervenuti nelle loro valutazioni del rischio cancerogeno del Glifosato, il principio attivo degli erbicidi più usati al mondo, a cominciare dal “Roundup” Monsanto. Entro giugno 2016, la Commissione europea dovrà decidere, sulla base del parere scientifico dell’Efsa, se rinnovare l’autorizzazione per il Glifosato nell’Ue, o se classificarlo come possibile cancerogeno. Il 12 ottobre scorso, l’Efsa aveva pubblicato il suo parere scientifico in cui aveva giudicato “improbabile” che il Glifosato “ponga un rischio di cancerogenicità per l’uomo”, contraddicendo clamorosamente le conclusioni di segno opposto che aveva pubblicato l’estate scorsa lo Iarc. In una delle loro “monografie” sugli agenti che provocano i tumori, gli scienziati delll’Oms avevano invece definito il pesticida “probabilmente cancerogeno per l’uomo”.
L’Autorità di sicurezza alimentare Ue ha concluso anche che “è improbabile” che l’erbicida sia genotossico, ovvero che l’esposizione al suo principio attivo possa produrre danni al dna degli individui. Il direttore dell’unità pesticidi dell’Efsa, José Tarazona, ieri, ha confermato le posizioni dell’Autorità Ue, accusando lo Iarc in particolare di aver commesso tre errori: ha preso in conto gli effetti cancerogeni in animali che avevano ingerito il glifosato in dosi troppo alte, che provocano comunque alti livelli di tossicità; ha usato un approccio statistico considerato meno appropriato della metodologia scelta dall’Efsa; non ha considerato che l’incidenza del cancro negli animali non esposti al glifosato, rilevata nelle serie storiche degli studi epidemiologici, è “in linea” con quella rilevata negli animali sottoposti ai test che hanno ingerito l’erbicida.
La sconfessione dell’Efsa è stata a sua volta messa in discussione da 96 scienziati (fra cui molti italiani) che hanno inviato qualche giorno fa una lettera durissima alla Commissione europea, molto argomentata scientificamente, in cui demoliscono le conclusioni dell’Istituto federale tedesco per la valutazione del rischio, riprese pressoché integralmente dall’Autorità alimentare dell’Ue, affermando tra l”altro che sono “non credibili”, “fuorvianti”, e basate su “dati non pubblicati”, e quindi non disponibili per l’analisi indipendente (“peer review”) della comunità scientifica. I 96 scienziati considerano “la decisione dello Iarc molto più credibile”, e sollecitano la Commissione “a ignorare le conclusioni errate (‘flawed’, ndr) dell’Efsa” e a chiedere una nuova valutazione della letteratura scientifica sul Glifosato che sia “trasparente, aperta e credibile”. Il direttore esecutivo dell’Efsa, Bernhard Url, ha attaccato in modo durissimo la lettera dei 96 scienziati, paragonandola a un “post” su Facebook al quale si chiede di rispondere “mi piace”.