Il Pentagono: “Siamo in guerra”

Il Pentagono: “Siamo in guerra”
9 dicembre 2015

Ash Carter“La verità è che siamo in guerra”. Il segretario alla Difesa Usa, Ash Carter (foto) nel corso di un’audizione al Senato ammette: “Non abbiamo contenuto l’Isis ma stiamo gettando le basi di una svolta favorevole”. Carter, che ha precisato di aver “personalmente contattato 40 Paesi per chiedere un maggiore contributo nella lotta allo Stato islamico, ha aggiunto: “La Russia deve concentrarsi sulla parte giusta di questa guerra”. Mosca che, scesa in campo militarmente a fianco del regime di Damasco, mostra i muscoli. Per la prima volta ha confermato di aver usato un sottomarino schierato nel Mediterraneo per colpire obiettivi a Raqqa, la capitale del sedicente califfato dell’Isis. Poco dopo, il presidente Vladimir Putin, ordinando l’analisi dei risultati dei raid, si è augurato che tali missili non debbano mai essere armati con testate nucleari. Una minaccia smentita dal ministro degli Esteri Sergei Lavrov: “Non c’è alcuna necessità di usare le armi nucleari contro l’Isis: ce la possiamo cavare con quelle convenzionali, cosa che corrisponde pienamente alla nostra dottrina militare”.

Putin: “Spero nucleare in Siria non necessario” L’operazione suona come una nuova dimostrazione di forza della Russia, che da settimane sta rafforzando il suo dispositivo militare nella regione. Proprio oggi a Riad si apriva la “due giorni” in cui la sfilacciata opposizione interna siriana (i rappresentanti delle fazioni politiche, ma anche dei gruppi armati) tentano di unificare le fila in vista di eventuali negoziati con il regime: è il tentativo più ambizioso mai messo in campo per unificare intorno a una piattaforma politica comune i nemici di Bashar al-Assad. Uno dei gruppi ribelli presenti, gli islamisti di Ahrar al-Sham, con legami con al-Qaeda e tra i più importanti della Siria, ha già chiesto di mettere fine all'”occupazione russo-iraniana” e preservare l’integrità territoriale e l’identità islamica del Paese. Putin ha ricordato che i missili Calibre lanciati contro Raqqa sono armi “di precisione nuova, moderna e altamente efficiente” e che possono essere equipaggiati tanto “con testate convenzionali che con testate speciali, comprese quelle nucleari”. “Decisamente niente di tutto ciò è necessario per combattere i terroristi. E speriamo che non sia mai necessario”, ha aggiunto.

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Il Rostov sul Don è un sottomarino della classe Varshavyanka a bassissima emissione di rumore con tecnologia “stealth” avanzata. Già a novembre si era parlato di un bombardamento russo su Raqqa partito da un sottomarino ma la notizia non era stata confermata. Considerato un sottomarino di ultima generazione, molto discreto, il Rostov sul Don ha distrutto, secondo il ministro della Difesa russo, Serghei Shoigu, un importante deposito di munizioni, una fabbrica di mine e infrastrutture petrolifere”. Non si placa intanto lo scontro tra Mosca e Ankara per il jet russo abbattuto. Secondo il premier turco Ahmet Davutoglu, la Russia sta cercando di compiere “una pulizia etnica” nella provincia settentrionale di Latakia, dove vuole “espellere” i turcomanni e la popolazione sunnita, che “non hanno buoni rapporti col regime. Vogliono pulire etnicamente questa area per proteggere il regime e le basi russe”.

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