di Enzo Marino
Mentre la Germania è scossa dall’assalto a centinaia di donne la notte di capodanno, i paesi scandinavi e est-europei chiudono le frontiere, Bruxelles si mobilita per evitare che si sbricioli Schengen, Papa Francesco interviene sul tema più controverso nel Vecchio continente: di fronte ad un flusso di profughi e migranti “che non ha precedenti nella sua storia recente, nemmeno al termine della seconda guerra mondiale” e con “i timori per la sicurezza, esasperati oltremodo della dilagante minaccia del terrorismo internazionale”, l’Europa, afferma il Pontefice, discendente di emigrati italiani in Argentina, non può perdere “i valori e i principi di umanità”. Bergoglio si rivolge agli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede, tradizionale cartina di tornasole per la geopolitica internazionale del Vaticano. Nella sala Regia del palazzo apostolico siedono i rappresentanti di 180 paesi, oltre a Unione europea, Sovrano ordine di Malta e Stato di Palestina con cui la Santa Sede ha da poco siglato un accordo bilaterale. In prima fila i maggiorenti della Segreteria di Stato guidati dal cardinale Pietro Parolin, diplomatico di lungo corso. Francesco pronuncia un discorso in italiano (non nel consueto francese dei diplomatici) e, pur elencando molte situazioni di crisi e di attenzione per la Chiesa cattolica, incentra sull’immigrazione il discorso di inizio anno. E lo fa senza eufemismi né equilibrismi, benché con un ragionamento non privo di complessità.
“Nel corso dell`ultimo anno essa è stata interessata da un imponente flusso di profughi – molti dei quali hanno trovato la morte nel tentativo di raggiungerla -, che non ha precedenti nella sua storia recente, nemmeno al termine della seconda guerra mondiale”, afferma il Papa. Molti migranti provenienti dall`Asia e dall`Africa, “vedono nell`Europa un punto di riferimento per principi come l`uguaglianza di fronte al diritto e valori inscritti nella natura stessa di ogni uomo, quali l`inviolabilità della dignità e dell`uguaglianza di ogni persona, l`amore al prossimo senza distinzione di origine e di appartenenza, la libertà di coscienza e la solidarietà verso i propri simili”. Tuttavia, “i massicci sbarchi sulle coste del Vecchio Continente sembrano far vacillare il sistema di accoglienza, costruito faticosamente sulle ceneri del secondo conflitto mondiale e che costituisce ancora un faro di umanità cui riferirsi. Di fronte all`imponenza dei flussi e agli inevitabili problemi connessi, sono sorti non pochi interrogativi sulle reali possibilità di ricezione e di adattamento delle persone, sulla modifica della compagine culturale e sociale dei Paesi di accoglienza, come pure sul ridisegnarsi di alcuni equilibri geo-politici regionali. Altrettanto rilevanti sono i timori per la sicurezza, esasperati oltremodo della dilagante minaccia del terrorismo internazionale. L`attuale ondata migratoria sembra minare le basi di quello ‘spirito umanistico’ che l`Europa da sempre ama e difende”, è l’allarme delPapa. “Tuttavia, non ci si può permettere di perdere i valori e i principi di umanità, di rispetto per la dignità di ogni persona, di sussidiarietà e di solidarietà reciproca, quantunque essi possano costituire, in alcuni momenti della storia, un fardello difficile da portare. Desidero, dunque, ribadire il mio convincimento che l`Europa, aiutata dal suo grande patrimonio culturale e religioso, abbia gli strumenti per difendere la centralità della persona umana e per trovare il giusto equilibrio fra il duplice dovere morale di tutelare i diritti dei propri cittadini e quello di garantire l`assistenza e l`accoglienza dei migranti”.
L’analisi del Papa è articolata. Francesco addita l’Italia a modello di accoglienza, raccomdnando alla cmunità internazionale di non lasciarla sola. Sottolinea che l’accoglienza, vale nelle due direzioni, per chi è accolto, che “ha il dovere di rispettare i valori, le tradizioni e le leggi della comunità che lo ospita”, e per quest’ultima, “chiamata a valorizzare quanto ogni immigrato può offrire a vantaggio di tutta la comunità”. Cita il commercio delle armi, la corruzione, le fonti di energia, gli investimenti e la corruzione, per evidenziare che “gran parte delle cause delle migrazioni si potevano affrontare già da tempo”. Fa appello a cambiamenti normativi, quando sottolinea che “laddove è impossibile una migrazione regolare, i migranti sono spesso costretti a scegliere di rivolgersi a chi pratica la tratta o il contrabbando di esseri umani”. Quanto all’estremismo e al fondamentalismo, essi “trovano un terreno fertile non solo in una strumentalizzazione della religione per fini di potere, ma anche nel vuoto di ideali e nella perdita d`identità – anche religiosa -, che drammaticamente connota il cosiddetto Occidente”. Il Papa auspica una “soluzione politica e diplomatica” della crisi in Siria, accoglie i segnali “incoraggianti” provenienti dalla Libia, auspica che le contrapposizioni nel Golfo tra Arabia saudita e Iran “lascino spazio alla voce della pace e alla buona volontà”, torna ad auspicare che l’accordo sul nucleare iraniano “contribuisca a favorire un clima di distensione nella regione”. Ma ricorda che “rimarranno sempre indelebilmente impresse nelle nostre menti e nei nostri cuori le immagini dei bambini morti in mare, vittime della spregiudicatezza degli uomini e dell’inclemenza della natura”. E, indica, è necessario “vincere l’inevitabile paura che accompagna un fenomeno così massiccio e imponente” perché, citando la Bibbia, “oggi come allora, udiamo il grido di Rachele che piange i suoi figli perché non sono più”, ossia ascoltare “la voce delle migliaia di persone che piangono in fuga da guerre orribili, da persecuzioni e violazioni dei diritti umani, o da instabilità politica o sociale, che rendono spesso impossibile la vita in patria”.