di Maurizio Balistreri
Il primo via libera arriva in serata dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea), annunciando che l’Iran ha rispettato l’intesa sul nucleare. In meno di due ore, e siamo alle 23 circa ora italiana, l’Europa e gli Usa ufficializzano lo stop alle sanzioni. Sanzioni revocate all’Iran anche dal Consiglio di sicurezza Onu. Sono state determinanti le pressioni del capo della diplomazia Ue, Federica Mogherini (foto), e del ministro degli Esteri iraniano, Mohamed Jawad Zarif (foto), a definire nelle ultime ore gli ultimi dettagli a Vienna. La Mogherini l’ha definito “un accordo storico ma anche forte e giusto, e che risponde alle esigenze di tutte le parti; la sua corretta attuazione rappresentera’ un contributo chiave per migliorare la pace, la sicurezza e la stabilita’ regionale ed internazionale”. Per il capo della diplomazia Ue “questo risultato dimostra chiaramente che la volonta’ politica, e attraverso la diplomazia, noi possiamo risolvere i piu’ difficili problemi e trovare soluzioni pratiche che possono essere attuate efficacemente. Questo e’ un incoraggiante e forte messaggio che la comunita’ internazionale deve tenere a mente nei nostri sforzi per rendere il mondo un posto piu’ sicuro”.
Dunque, scatta l”Implementation Day’ ovvero la fine delle sanzioni nei confronti dell’Iran. Infatti, gli esperti dell’Onu hanno certificato che il regime iraniano ha assolto tutti gli obblighi derivanti dall’accordo sul nucleare sottoscritto a luglio coi Paesi del 5+1 (cinque permanenti del Consiglio di Sicurezza (Usa, Gb, Francia, Russia e Cina) più la Germania). Come detto, anche gli Usa hanno dato il via libera per mettere fine alle sanzioni. E così il presidente Usa Barack Obama ha firmato l’ordine esecutivo di revoca. “Possiamo dire di avere un mondo più sicuro” ha commentato il segretario di stato americano John Kerry che ha poi ringraziato Federica Mogherini per “gli sforzi che hanno portato a questo risultato”. Di “traguardo significativo che riflette lo sforzo e la buona fede di tutte le parti”, ha parlato il segretario delle Nazioni Unite Ban Ki Moon. Di “vittoria gloriosa” invece il presidente iraniano Moderato Hassan Rohani. Tra il coro c’è sempre una voce stonata. E in questo caso è quella del premier israeliano Benyamin Netanyahu, secondo il quale, “l’Iran non ha abbandonato le sue ambizioni nucleari”. Prima ed isolata quanto scontata bocciatura della revoca delle sanzioni Usa arriva dal presidente della Camera Usa, il repubblica Paul Ryan.
Se lo storico “Implementation day” era atteso da giorni, e’ arrivato invece a sorpresa l’annuncio dell’altrettanto storico scambio di prigionieri tra Usa e Iran, degno dei tempi della guerra fredda. Anche questa un’operazione già diventata terreno di scontro elettorale in America alla vigilia delle primarie. Tanto da indurre l’amministrazione Obama a precisare che non si è trattato di un tradizionale “scambio di spie” ma di un “gesto umanitario”, dopo 14 mesi di trattative segrete che si sono chiuse solo nelle ultime 24 ore, non senza retroscena. E’ stata l’agenzia semi ufficiale Fars a comunicare per prima la liberazione di quattro cittadini statunitensi, incluso Jason Rezaian, il capo dell’ufficio di Teheran del Washington Post, detenuto da oltre 18 mesi e condannato per spionaggio in un controverso processo a porte chiuse. Gli altri tre rilasciati, anche loro come Rezaian con la doppia cittadinanza americana e iraniana, sono Saeed Abedini, un pastore cristiano, Amir Hekmati, un ex Marine, e Nosratollah Khosravi-Roodsari, un imprenditore. E’ stato annunciato il rilascio anche un quinto americano che non rientrava nell’accordo, Matthew Trevithick, uno studente incarcerato nei mesi scorsi. Washington, dal canto suo, si è impegnata a liberare sette iraniani, di cui sei con doppia cittadinanza, detenuti per violazione delle sanzioni americane a Teheran. Intanto, per non restare spiazzato dal pre-accordo tra l’Iran ed il colosso europeo Airbus, per l’acquisto di 114 aerei di linea, Barack Obama ha gia’ autorizzato John Kerry a sbloccare la vendita di jet di linea Boeing – che si divide con la rivale il 90% del mercato – a Teheran.
COSA CAMBIA Dalla riduzione del numero delle centrifughe alle ispezioni nei siti militari, ecco i punti chiave dell’accordo sul nucleare iraniano. Ecco cosa prevedeva l’intesa
CENTRIFUGHE E ARRICCHIMENTO URANIO: l’Iran dovra’aver ridotto il numero delle centrifughe da 19mila a 5.060, impegnandosi a mantenere questo livello per 10 anni.L’arricchimento dell’uranio avverra’ solo nella struttura diNatanz. A Fordow – il sito costruito in una montagna per prevenire eventuali attacchi – ne rimarranno altre 1.044 ma non per l’arricchimento dell’uranio. Teheran ha inoltre accettato una moratoria di 15 anni sull’arricchimento dell’uranio al di sopra del 3,67%; per lo stesso periodo di tempo non conservera’ piu’ di 300 chili di uranio a basso livello di arricchimento.
ISPEZIONI NEI SITI: era una delle ‘linee rosse’ per l’ayatollah Ali Khamenei. In base all’accordo, le ispezioni nei siti non saranno automatiche ne’ immediate. Il meccanismo prevede che Teheran possa appellarsi a un tavolo arbitrale composto da rappresentanti del proprio Paese e del 5+1, che votano a maggioranza. In totale potrebbero passare 24 giorni prima che l’Iran sia obbligato ad aprire le porte dei propri siti agli ispettori.
SANZIONI: se l’intesa sara’ violata, e’ previsto che le sanzioni rientrino in vigore entro 65 giorni.
EMBARGO SULLE ARMI: l’embargo sulle armi restera’ in vigore ancora per altri 5 anni; otto anni in caso di tecnologia legata ai missili balistici.