L’impressione è quella di rivedere un vecchio film. Quello in cui l’allora numero uno della Cei, Camillo Ruini, mobilitò il mondo cattolico (e non solo) per il referendum sulla legge 40 sulla fecondazione assistita. Una battaglia di valori che la Chiesa vinse. E che oggi potrebbe riproporsi in termini molto simili. Al centro del dibattito il ddl Cirinnà che mira ad introdurre nel nostro ordinamento le unioni civili tra persone dello stesso sesso. Il Pd si è già frantumato sul tema e in Parlamento è riemersa l’antica divisione tra laici e cattolici.
Da che parte sta la Chiesa “riformista” di Papa Francesco? Il Pontefice non si è mai espresso chiaramente su questo argomento. In compenso il presidente dalla Cei, Angelo Bagnasco, ha le idee chiare: “Ci sono diverse considerazioni da fare ma la più importante è che mi sembra una grande distrazione da parte del Parlamento rispetto ai veri problemi dell’Italia che sono creare posti di lavoro, dare sicurezza sociale, ristabilire il welfare”.
“Nelle nostre parrocchie – aggiunge il cardinale – noi vediamo una grandissima coda di disoccupati, inoccupati, di gente disperata che non sa come portare avanti giorno per giorno la propria famiglia. Di fronte a questa situazione, tanto accanimento su determinati punti che impegnano il governo e lo mettono in continua fibrillazione mi pare che sia una distrazione grave e irresponsabile”.
Bagnasco parla poi del Family Day, evento che il 30 gennaio richiamerà a Roma il fronte contrario al ddl Cirinnà: “Questa manifestazione è a difesa della famiglia, del sostegno pieno alla famiglia che non può essere uguagliata da nessun’altra istituzione o situazione. L’obiettivo è decisamente buono e assolutamente necessario perché le politiche familiari sono piccolissime e la famiglia è il fondamento di tutta la società”. Bagnasco ricorda comunque che “è una iniziativa dei laici con la loro responsabilità, come il Concilio Vaticano II ricorda. La promozione della famiglia e l’invocazione di sostegni reali, che fino ad adesso sembra che non ci siano, dovrebbe essere una voce unitaria di tutto il Paese, di tutte le famiglie italiane, anche in modo diversificati”.