Flessibilità, l’Europa ricuce con l’Italia. Domani stime conti

Flessibilità, l’Europa ricuce con l’Italia. Domani stime conti
3 febbraio 2016

Nuove precisazioni riconciliatorie da Bruxelles, dopo gli equivoci che ieri erano stati innescati da alcune interpretazioni di stampa erronee, poi smentite a livello ufficiale, che attribuivano all’Ue una chiusura sulla flessibilità di bilancio reclamata dall’Italia. “La Commissione europea svolgerà il suo ruolo senza cadere in una politica rigida e stupida di austerità”, ha assicurato il presidente Jean-Claude Juncker. Parole che sembrano volutamente richiamare una storica formula coniata dall’ex presidente italiano della Commissione, Romano Prodi. Segnali incoraggianti alla vigilia delle nuove previsioni economiche dello stesso esecutivo comunitario, che verranno pubblicate domattina e che conterranno anche stime sui parametri-chiave dei conti pubblici. Per parte sua il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha energicamente rivendicato che l’Italia ha “tutto il diritto di chiedere una gestione delle regole fiscali più flessibile, in base alle norme che l’Europa ha definito. L’Italia non sta chiedendo nulla di nuovo, né di incompatibile” con il Patto di stabilità e di crescita. In realtà Padoan rispondeva all’entrata a gamba tesa su cui, sempre ieri, si era avventurato il capogruppo del Ppe al Parlamento europeo, il tedesco Manfred Weber il quale aveva sostenuto che l’Ue avrebbe già concesso tutta la flessibilità che era possibile elargire. “Non vi è nulla di incompatibile con le regole e non stiamo chiedendo nulla di nuovo, come sento dire, sulla flessibilità – ha rimarcato il ministro durante un convegno organizzato dall’Aspen Institute -. Per gli anni successivi il debito si riduce e quindi ci sta compatibilità assoluta con le regole di bilancio”.

Sempre Weber aveva chiamato in causa il commissario responsabile degli Affari economici, il francese Pierre Moscovici, generalmente ritenuto vicino alle “colombe”, sostenendo che secondo quest’ultimo i margini di flessibilità si sarebbero esauriti. Tesi che poi è stata rilanciata da alcune interpretazioni di stampa erronee, in merito ad un intervento dello stesso Commissario, che però già ieri avevano spinto l’esecutivo Ue all’inusuale decisione di diramare una smentita ufficiale. “Le decisioni sulla flessibilità saranno prese a maggio e non c’è nessuna chiusura” su questo punto nei riguardi dell’Italia, avevano chiarito fonti vicine a Moscovici. Il Belpaese rivendica flessibilità supplementare sulla base di diversi capitoli chiave: i costi del programma di riforme strutturali portato avanti, i contributi al piano Juncker per il rilancio degli investimenti e i costi legati all’emergenza profughi. Complessivamente il governo spera di ricavarne circa un punto di Pil, in margini supplementari rispetto all’incidenza del deficit. “Ci auguriamo semplicemente che la risposta sia sciolta presto da parte della Commissione – ha concluso Padoan – e quindi di evitare una incertezza che sicuramente non aiuta la crescita”. Sulla questione profughi poi, l’Italia ha chiarito di avere “una forte aspettativa” anche sul riconoscimento da parte dell’Ue dell’intero ammontare “dei costi sostenuti fin dall’inizio della crisi in Libia”. Lo si legge in una dichiarazione che il governo ha fatto inserire nei verbali della riunione del Coreper, l’organismo tecnico del Consiglio Ue che prepara le riunioni ministeriali.

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Il tutto mentre domattina è attesa la versione aggiornata delle previsioni economiche della Commissione europea. Un documento che farà il punto sia sulle prospettive di crescita, che potrebbero subire limature a riflesso della dinamica di indebolimento della domanda estera, legata alla frenata delle grandi economie emergenti, sia sulla futura dinamica dei conti pubblici. Bruxelles, quindi, fornirà stime anche su deficit di bilancio e debito, ma questo non implica giudizi definitivi sul rispetto delle regole del Patto di Stabilità. Anzi, l’Ue ha appena ribadito che il parere sulla Penisola – si parla del bilancio 2016 – verrà completato solo a primavera, a maggio, quando ci sarà un altro aggiornamento delle previsioni economiche. Ma a questo punto appare inevitabile che sul tema flessibilità vengano rilanciati quesiti, in occasione della conferenza stampa di presentazione che domani vedrà impegnato Moscovici. Nell’ultima edizione delle sue previsioni, che risale al 5 novembre scorso, sull’Italia la Commissione pronosticava una crescita dell’1,5 per cento quest’anno e dell’1,4 per cento il prossimo, una disoccupazione in calo rispettivamente all’11,8 e all’11,6 per cento, un deficit di bilancio al 2,3 per cento del Pil nel 2016 e all’1,6 per cento nel 2017 e un debito al 132,2 per cento e poi al 130 per cento del Pil. Guardando al quadro generale, per l’area euro lo scorso novembre veniva stimata una crescita 2016 all’1,8 per cento e all’1,9 per cento nel 2017. Da allora tuttavia si sono visti altri segnali di rallentamento nelle economie emergenti. Il Fondo monetario internazionale, che ha ritoccato le sue previsioni lo scorso 19 gennaio, stima per l’Italia una crescita dell’1,3 per cento quest’anno e dell’1,2 per cento il prossimo, mentre per l’area euro un più 1,7 per cento su entrambi gli anni. L’ultima stima del Governo indicava una crescita 2016 pari all’1,6 per cento e un deficit al 2,4 per cento del Pil.

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