di Maurizio Balistreri
Dovrebbe andare in aula alla Camera il 23 febbraio la riforma della legge sul conflitto di interessi promessa un anno e mezzo fa dal Governo Renzi e finora mai decollata. La commissione Affari Costituzionali ha avviato ieri l’esame dei 280 emendamenti presentati rispetto al testo base licenziato nel dicembre scorso dal comitato ristretto che ha unificato diverse proposte di iniziativa parlamentare. Il testo, che va ad abrogare la legge Frattini del 2004, riguarda “i titolari di cariche di governo nazionali: il presidente del Consiglio dei ministri, i vicepresidenti del Consiglio dei ministri, i ministri, i vice ministri, i sottosegretari di Stato e i commissari straordinari del governo, i titolari di cariche di governo regionali: i presidenti delle Regioni e delle Province autonome ed i componenti della giunte regionali e delle Province autonome; i membri del Parlamento; i consiglieri regionali”. La maggior parte degli emendamenti è stata presentata da M5s e Forza Italia (un’ottantina ciascuno) mentre pochi sono quelli del Pd. I punti principali su cui si sviluppa il dibattito riguardano il metodo di elezione dell’Antitrust, a cui sarà demandata, con poteri rafforzati, la vigilanza sul rispetto delle norme; la definizione del conflitto di interessi cosiddetto “non patrimoniale”; i compiti del blind trust a cui potrebbero essere affidati i beni per evitare conflitti d’interessi; il coinvolgimento dei filoni parentali nella valutazione del conflitto.
“Giovedì prossimo inizieremo probabilmente a votare il complesso degli emendamenti – afferma il deputato Pd Francesco Sanna, relatore al testo -. Al di là del gioco delle parti, mi pare che il clima in commissione sia costruttivo, ci sono le condizioni per arrivare a votare una legge necessaria. Perciò spero che il confronto continuerà ad essere di merito, così si troverà la strada per ottenere un risultato positivo per le Istituzioni del nostro Paese”. Sanna (l’altro relatore è Francesco Paolo Sisto di Fi, spiega che “non mancano i punti di contrasto. Il Partito democratico vuole mantenere l`impostazione di fondo del testo che mira ad una valutazione preventiva del conflitto d`interesse, mentre Forza Italia predilige una valutazione post; sul contratto fiduciario per il mandato politico Sinistra Italia chiede più rigore, mentre i deputati 5 Stelle vorrebbero introdurre sanzioni più dure e un maggior numero di specie che configurano un conflitto d`interesse non economico, che secondo poi è un punto rischioso perché aprirebbe la possibilità di continue controversie sulla rappresentanza politica. Questi sono i nodi centrali sui quali tutti i Gruppi si stanno impegnando a trovare una soluzione positiva”.