Pubblichiamo di seguito il testo integrale dell’omelia pronunciata da papa Francesco nel corso del solenne rito di canonizzazione di Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II. ”Al centro di questa domenica che conclude l’Ottava di Pasqua, e che Giovanni Paolo II ha voluto intitolare alla Divina Misericordia, ci sono le piaghe gloriose di Gesu’ risorto. Egli le mostro’ gia’ la prima volta in cui apparve agli Apostoli, le sera stessa del giorno dopo il sabato, il giorno della Risurrezione. Ma quella sera non c’era Tommaso; e quando gli altri gli dissero che avevano visto il Signore, lui rispose che se non avesse visto e toccato quelle ferite, non avrebbe creduto. Otto giorni dopo, Gesu’ apparve di nuovo nel cenacolo, in mezzo ai discepoli, e c’era anche Tommaso; si rivolse a lui e lo invito’ a toccare le sue piaghe. E allora quell’uomo sincero, quell’uomo abituato a verificare di persona, si inginocchio’ davanti a Gesu’ e disse: ‘Mio Signore e mio Dio!’ ”Le piaghe di Gesu’ sono scandalo per la fede, ma sono anche la verifica della fede. Per questo nel corpo di Cristo risorto le piaghe non scompaiono, rimangono, perche’ quelle piaghe sono il segno permanente dell’amore di Dio per noi, e sono indispensabili per credere in Dio. Non per credere che Dio esiste, ma per credere che Dio e’ amore, misericordia, fedelta’. San Pietro, riprendendo Isaia, scrive ai cristiani: ‘Dalle sue piaghe siete stati guariti’ (1 Pt 2,24; cfrIs 53,5). Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II hanno avuto il coraggio di guardare le ferite di Gesu’, di toccare le sue mani piagate e il suo costato trafitto. Non hanno avuto vergogna della carne di Cristo, non si sono scandalizzati di Lui, della sua croce; non hanno avuto vergogna della carne del fratello (cfr Is 58,7), perche’ in ogni persona sofferente vedevano Gesu’. Sono stati due uomini coraggiosi, pieni della parresia dello Spirito Santo, e hanno dato testimonianza alla Chiesa e al mondo della bonta’ di Dio, della sua misericordia. Sono stati sacerdoti, vescovi e papi del XX secolo. Ne hanno conosciuto le tragedie, ma non ne sono stati sopraffatti. Piu’ forte, in loro, era Dio; piu’ forte era la fede in Gesu’ Cristo Redentore dell’uomo e Signore della storia; piu’ forte in loro era la misericordia di Dio che si manifesta in queste cinque piaghe; piu’ forte era la vicinanza materna di Maria”. ”In questi due uomini contemplativi delle piaghe di Cristo e testimoni della sua misericordia dimorava ”una speranza viva”, insieme con una ‘gioia indicibile e gloriosa’ (1 Pt 1,3.8). La speranza e la gioia che Cristo risorto da’ ai suoi discepoli, e delle quali nulla e nessuno puo’ privarli. La speranza e la gioia pasquali, passate attraverso il crogiolo della spogliazione, dello svuotamento, della vicinanza ai peccatori fino all’estremo, fino alla nausea per l’amarezza di quel calice. Queste sono la speranza e la gioia che i due santi Papi hanno ricevuto in dono dal Signore risorto e a loro volta hanno donato in abbondanza al Popolo di Dio, ricevendone eterna riconoscenza. Questa speranza e questa gioia si respiravano nella prima comunita’ dei credenti, a Gerusalemme, di cui ci parlano gli Atti degli Apostoli (cfr 2,42-47). E’ una comunita’ in cui si vive l’essenziale del Vangelo, vale a dire l’amore, la misericordia, in semplicita’ e fraternita’. E questa e’ l’immagine di Chiesa che il Concilio Vaticano II ha tenuto davanti a se”’. ”San Giovanni XXIII e San Giovanni Paolo II hanno collaborato con lo Spirito Santo per ripristinare e aggiornare la Chiesa secondo la sua fisionomia originaria, la fisionomia che le hanno dato i santi nel corso dei secoli. Non dimentichiamo che sono proprio i santi che mandano avanti e fanno crescere la Chiesa. Nella convocazione del Concilio Giovanni XXIII ha dimostrato una delicata docilita’ allo Spirito Santo, si e’ lasciato condurre ed e’ stato per la Chiesa un pastore, una guida-guidata. Questo e’ stato il suo grande servizio alla Chiesa; e’ stato il Papa della docilita’ allo Spirito. In questo servizio al Popolo di Dio, Giovanni Paolo II e’ stato il Papa della famiglia. Cosi’ lui stesso, una volta, disse che avrebbe voluto essere ricordato, come il Papa della famiglia. Mi piace sottolinearlo mentre stiamo vivendo un cammino sinodale sulla famiglia e con le famiglie, un cammino che sicuramente dal Cielo lui accompagna e sostiene. Che entrambi questi nuovi santi Pastori del Popolo di Dio intercedano per la Chiesa affinche’, durante questi due anni di cammino sinodale, sia docile allo Spirito Santo nel servizio pastorale alla famiglia. Che entrambi ci insegnino a non scandalizzarci delle piaghe di Cristo, ad addentrarci nel mistero della misericordia divina che sempre spera, sempre perdona, perche’ sempre ama”. (Asca)