Renzi molla M5S: “Fiducia emendamento e niente stepchild adoption”

Renzi molla M5S: “Fiducia emendamento e niente stepchild adoption”
23 febbraio 2016

Senza un voto vero e proprio, ma di fatto l’assemblea dei senatori Pd ha dato il via libera al piano B di Matteo Renzi sulle unioni civili: il governo ha ottenuto il sì del partito (anche se quello della minoranza è condizionato) alla fiducia su un emendamento che tolga di mezzo la stepchild adoption e consenta di portare a casa la legge con i voti della maggioranza di governo. “Fuori da qui – ha detto Renzi ai senatori – c’è un mondo per cui non contano i dettagli tecnici e si aspetta che in questa settimana si chiuda un provedimento per i loro diritti e i loro doveri”. Per questo, ha spiegato, serve un accordo con i centristi della maggioranza e la fiducia, “l’alternativa è la palude o la melina”. Renzi, ancora una volta, ha ripetuto che è colpa del Movimento 5 stelle se si è arrivati a questo punto: “Senza il dietrofront dei Cinque stelle” la legge sulle unioni civili “si sarebbe approvata mercoledì scorso”. Invece, è intervenuta una “strategia etero diretta (dei vertici M5s, ndr) per non far approvare il ddl”. Un ragionamento che alla minoranza Pd non piace e che fa storcere il naso anche alla ‘sinistra renziana’ del partito, quella di Matteo Orfini e Andrea Orlando. Ma nessuno, alla fine, si è davvero messo di traverso rispetto a quello che al momento sembra l’unico percorso possibile per avere la certezza di approvare la legge. Durante l’assemblea, per la minoranza, ha parlato solo Cecilia Guerra: la senatrice ha criticato la linea scelta da Renzi, ha spiegato che sarebbe stato meglio provare ad insistere sul testo Cirinnà come è ora, ma alla fine non ha detto no alla proposta di Renzi, limitandosi a chiarire che solo dopo aver visto il testo del maxiemendamento la minoranza dirà sì o no.

E’ Francesco Verducci, senatore vicino a Orfini, a fare la sintesi politica della riunione: “Abbiamo chiesto a Renzi che l’emendamento in preparazione sulle unioni civili mantenga, a parte l’articolo 5, tutti i contenuti previsti dall’attuale ddl in discussione in Aula, niente di meno”. Insomma, la sinistra Pd, di minoranza e non, ha sostanzialmente dato un sì condizionato al premier: ok all’emendamento che stralcia la stepchild adooption, va bene pure la fiducia, ma sia chiaro che non sono accettabili altre concessioni a Ncd su questo tema. In altre parole, nessuno si sogni di mettere in discussione, per esempio, la possibilità di prendere il cognome del partner o le pensioni di reversibilità. E’ stato Lorenzo Guerini, vice-segretario, a dare assicurazioni su questo: “E’ condivisibile la valutazione della minoranza, non ci deve essere e non ci sarà uno stravolgimento del testo” e non verranno introdotti “elementi di confusione, di cui non abbiamo bisogno”. E in ogni caso, ha precisato, “ci sarà modo di ‘socializzare’ l’emendamento prima del voto”. In altre parole, la modifica verrà scritta sentendo anche la sinistra del partito e sarà ancora Orlando a fare il lavoro di raccordo. Una certa tensione, però, si è creata tra Pd e Pietro Grasso. La scelta del presidente del Senato di dichiarare inammissibile il ‘canguro’ non è piaciuta ai democratici, a cominciare dallo stesso Renzi: ora scopriamo anche che ci sono delle inammissibilità – avrebbe detto il premier – Se lo avessimo saputo prima forse sarebbe stato meglio… Entro venerdì si dovrebbe arrivare al voto in aula. Il Pd, intanto, per tendere la mano alla sinistra ha annunciato la presentazione alla Camera di un ddl ad hoc sul tema adozioni, un modo per riprendere quella stepchild stralciata dalle unioni civili.

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