Accordo Pd-Ncd sulle unioni civili. Vince la linea di Alfano

Accordo Pd-Ncd sulle unioni civili. Vince la linea di Alfano
25 febbraio 2016

di Enzo Marino

Arriverà oggi il primo sì alla legge sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso: l’aula del Senato voterà in serata la questione di fiducia che il governo ha posto sul maxiemendamento frutto di un accordo tra Pd e Ncd. Accordo che ha sacrificato la norma sulla stepchild adoption di cui il partito di Angelino Alfano da tempo chiedeva lo stralcio e ha cancellato l’obbligo reciproco alla fedeltà che deriva invece dal matrimonio. “L’accordo sulle unioni civili è un fatto storico per l’Italia. È davvero #lavoltabuona”, ha scritto il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, su twitter pochi minuti dopo la chiusura dell’intesa sul nuovo testo a cui hanno lavorato i ministri delle Riforme, Maria Elena Boschi, della Giustizia, Andrea Orlando con il ministro per gli Affari regionali, Enrico Costa e i senatori Ap, Renato Schifani, capogruppo e Nico D’Ascola, presidente della commissione Giustizia. E anche il commento di Alfano non si è fatto attendere: “Oggi vince il buonsenso. Sì ai diritti. No alla equiparazione tra matrimonio e unioni civili. No alle adozioni”, ha twittato il ministro dell’Interno. La giornata di ieri non era iniziata sotto i migliori auspici. Una dichiarazione del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, sembrava aver rimesso in salita l’accordo sul testo. Lo stralcio della stepchild adoption “è un fatto importantissimo” ma “non è sufficiente”, “occorre evitare ogni equiparazione tra le unioni civili e il matrimonio”, aveva detto l’esponente Ncd, paventando uno slittamento dei tempi.

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Parole su cui erano piovute a stretto giro le reazioni del governo e dei vertici del Pd. “Non c’è alcun slittamento rispetto a quanto si era prospettato – aveva replicato il sottosegretario Luciano Pizzetti -. Il voto della fiducia e del provvedimento avverrà entro domani. L’emendamento affronta il tema delle adozioni come si è detto, ma non introduce altri argomenti, come quelli proposti dal ministro Lorenzin” che “non deve chiedere altro”. E la vicesegretaria dem Debora Serracchiani gli aveva fatto eco: “Nessun rinvio sulle unioni civili. I tempi sono confermati. Questa sera (ieri, ndr) presentazione dell’emendamento e domani (oggi,ndr) fiducia. Nessun cambiamento ulteriore del testo ma solo piccoli aggiustamenti formali che confermano l’impianto. L’Italia aspetta da venti anni questa legge e domani in Senato faremo questo primo decisivo passo”. Plaude all’accordo raggiunto la senatrice Pd che alla legge aveva dato il nome, Monica Cirinnà: “Siamo davvero ad un passo da una legge storica, che assegnerà finalmente, dopo un ritardo insopportabile, diritti concreti e pieni alle coppie gay”. Così come si dice soddisfatto Sergio Lo Giudice (Pd) che va dalle associazioni Lgbt che manifestano davanti a Palazzo Madama ad annunciare la svolta: “Ho visto la bozza del maxi emendamento e, a parte lo stralcio delle adozioni, il resto del ddl resta uguale. Mi sembra che il testo possa andare”.

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Quanto alle adozioni resta l’impegno della maggioranza a rimettere mano alla legge entro questa legislatura: “La stepchild adoption verrà convogliata completamente in un ddl ad hoc sulle adozioni che riprenderà tutta la materia e su cui chiederemo una corsia preferenziale. Pensiamo che tale legge debba essere approvata entro la legislatura, sia alla Camera, sia al Senato”, assicura il capogruppo dem al Senato, Luigi Zanda. Intanto se da un lato gli alfaniani ottengono lo stralcio delle adozioni e dell’obbligo di fedeltà, dall’altro resta la separazione lampo e il cognome del partner. Ma soprattutto il maxiemendamento non mette i bastoni tra le ruote ai giudici che finora si sono pronunciati a favore dell’adozione del figliastro nella coppia gay: “Resta fermo quanto previsto e consentito in materia di adozione dalle norme vigenti” si legge nel testo, una riformulazione che ‘salva’ la giurisprudenza emersa finora sui casi di ricorsi inoltrati da coppie omosessuali.

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