Ancora è senza verità la tragica morte del ricercatore Giulio Regeni. Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Esteri del Senato, chiede all’Egitto “entro pochi giorni, risposte vere oppure il governo, per dare valore alle parole inequivocabili del presidente del Consiglio, deve considerare alcuni gesti simbolici forti”, come il richiamo in Italia del nostro ambasciatore al Cairo, perché “dovremmo far capire la gravità della vicenda e che noi non scherziamo”. Casini ritiene che “in un Paese che si sente ed è obiettivo primario del terrorismo, ci siano apparati militari e di sicurezza che hanno mano libera” ed “è indubbio che siano loro i responsabili della morte di Regeni”. “L’autopsia – prosegue Casini – ha mostrato che le torture inflitte a quel povero ragazzo possono essere motivate solo da un gigantesco fraintendimento di chi ha ritenuto che avesse collegamenti con aree che cospiravano contro la sicurezza nazionale. Ma questa è una palese sciocchezza. Regeni non era una spia, era uno studioso attento che agiva in un versante di società civile naturalmente scottante”.
Anche i Cinquestelle in campo per bocca di Alessandro Di Battista: “Casini si è svegliato… mi capita raramente ma questa volta sono d’accordo con lui, dobbiamo assolutamente richiamare in Italia il nostro ambasciatore al Cairo”. Il parlamentare aggiunge: “E abbiamo chiesto che Renzi venga in Aula” a spiegare quanto accaduto. A dar man forte a Casini pure l’esponente di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, che nei giorni scorsi ha accompagnato i legali della famiglia Regeni dall’ambasciatore egiziano a Roma. “Ha ragione Casini, l’Italia deve pretendere verità e giustizia, reagendo con forza ed autorevolezza alle inaccettabili opacità e ricostruzioni interessate ed ipocrite delle Autorità egiziane”. In ogni caso, per Fratoianni, “se l’atteggiamento colpevolmente evasivo dell’Egitto continuerà, sarà necessario attivare ulteriori atti diplomatici e non solo, a partire dal blocco dei rapporti commerciali con quel Paese, il cui regime deve cominciare a rispettare i diritti umani, a rispettare l’Italia e la famiglia del giovane Giulio”. Red. Pol.