Speranza: “Con Alfano e Verdini non si può governare”. E pensa al dopo Renzi

Speranza: “Con Alfano e Verdini non si può governare”. E pensa al dopo Renzi
1 marzo 2016

Silenzio, parla Denis Verdini. Dopo il voto di fiducia sulle unioni civili, l’ex senatore di Forza Italia, oggi leader di Ala, è tornato ad essere protagonista assoluto delle cronache politiche. Lo attacca la minoranza del Pd (che non lo vuole in maggioranza), lo abbraccia Matteo Renzi (che grazie ai suoi voti ha risolto i problemi numerici al Senato), lo insulta Forza Italia (che lo bolla come traditore). Tutti, in un modo o nell’altro, ne parlano. E lui sceglie il salotto televisivo di Porta a Porta per rispondere. Anzitutto sul suo ingresso in maggioranza. “Io sono diventato il punto di riferimento delle loro crisi”, afferma, stuzzicando la minoranza Pd mentre loda Matteo Renzi e garantisce che “da qui alla fine della legislatura non ci tireremo indietro”. Il sostegno all’azione di governo, insomma, prosegue. Argomenti che suonano come una conferma della ‘piega’ che sta prendendo il Pd renziano, secondo la sinistra dem. E Roberto Speranza coglie l’occasione per un nuovo affondo: “Nel 2013, i voti del centrodestra erano indispensabili per far nascere il governo Letta. Oggi, scegliere di fare un patto con Verdini, non è una necessità ma un disegno politico”. Per Speranza, “sono residui del berlusconismo ma non si può governare bene l’Italia con Alfano e con Verdini. Ho detto molte volte a Renzi che questo flirtare, questo amoreggiare con Verdini non fa bene non solo al Pd ma nemmeno a lui che è il segretario del partito”.

Ma al di là di Verdini, i timori della minoranza hanno un riferimento ben preciso e a questi timori è legata anche la richiesta di congresso anticipato. Si tratta del referendum sulle riforme. O meglio dell’organizzazione che sta dietro a quell’appuntamento: la rete di comitati per il sì. Nella minoranza dem, ormai da qualche tempo, si parla molto della cosa e a Roma arrivano voci dal territorio che raccontano di un attivismo tutto fuori dal partito. Si denuncia che i comitati per il Sì sarebbero nascendo fuori dal Pd, fuori dai circoli, che insomma si stia di fatto mettendo in piedi una struttura parallela al partito. Il primo ad accennare alla cosa è stato Gianni Cuperlo, ormai più di un mese fà, denunciando il rischio di “comitati del Sì come spartiacque per porre fine alla distinzione tra destra e sinistra aprendo la via alla lista o raggruppamento destinato di fatto a federare il partito della Nazione”.

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Anche da queste riflessioni deriva la richiesta di un congresso anticipato, per chiarire la direzione in cui va il Pd. E anche chi ci starà dentro. A partire dalle liste delle prossime politiche. Nella maggioranza dem si maligna che il congresso subito servirebbe alla sinistra per ‘ipotecare’ una quota dei posti in lista. Quelli riservati appunto alla corrente di minoranza, dando per scontato che Renzi vincerà di nuovo il congresso. “Il candidato alle primarie del Pd lo vedremo, c’è tutto il tempo per deciderlo”, spiega Speranza sebbene si dica che la sua candidatura alla segreteria verrà lanciata a metà marzo a Perugia, alla tre giorni organizzata dalla sinistra dem. “Io voglio costruire un punto di vista alternativo a Renzi, perché c’è tanta gente che pensa che il Pd stia sbagliando strada. Non usciremo dal Pd anzi, io penso che il Pd sia l’unica speranza per il paese. Ma non può essere che per stare nel Pd devi per forza essere a prescindere con Renzi”.

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