Ranieri: Il mio incontro con Pasolini, ora serve verità su morte

Ranieri: Il mio incontro con Pasolini, ora serve verità su morte
14 marzo 2016

Massimo Ranieri fa rivivere sullo schermo Pierpaolo Pasolini nel film di David Grieco “La macchinazione”, che cerca di fare chiarezza sugli ultmi tre mesi di vita dello scrittore e sulla sua morte. E’ il Pasolini che indaga su Eugenio Cefis, su Motedison e P2, mentre monta “Salò e le 120 giornate di Sodoma” e scrive febbrilmente “Petrolio”. E’ il Pasolini che ha una relazione con Pino Pelosi, giovane sottoproletario, unico condannato per l’omicidio del grande intellettuale italiano. Ranieri ricorda l’incontro con Pasolini in occasione di una partita di calcio: “Io uscivo da questo campetto di periferia dove avevo fatto la mia partita di pallone cantanti-attori. Ci siamo trovati proprio così: io allacciando le mie scarpe da passeggio e lui allacciandosi lo scarpino. Ad un certo punto si gira e fa: ‘ma allora è vero che ci somigliamo: me l’avevano detto ma io non volevo crederci. Bravo, complimenti per quello che fa”. Per Ranieri Pasolini era “Un intellettuale vero, uno di quelli che oggi ce ne sono pochi, uno che andava per strada, non era mai alla finestra, non guardava, viveva la vita, viveva le cose, con sofferenza, e cercava di farci capire”. Pasolini venne ucciso nella notte tra il primo e il due novembre 1975. Ranieri all’epoca era molto giovane. Oggi è convinto che ancora non si sia fatta luce su quell’omicidio e per questo sia necessario un film che richiami l’attenzione sui suoi misteri: “Ce l’hanno sempre fatta bere come un incidente, una cosa da omosessuale, di un omosessuale all’epoca chiamato frocio, di un omosessuale che ha tentato di violentare un ragazzino. Quando cominci a capire che non è quello, ma è un delitto politico… stragi, la strategia del terrore… E allora dici: no, ora voglio sapere da cittadino, io da Giovanni Calone, non Massimo Ranieri, voglio sapere la verità”.

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