Blitz carabinieri contro Cosa Nostra, 62 arresti a Palermo. Fermate guerra e scalata fisioterapista. Alfano: nuovo successo dello Stato

Blitz carabinieri contro Cosa Nostra, 62 arresti a Palermo. Fermate guerra e scalata fisioterapista. Alfano: nuovo successo dello Stato
16 marzo 2016

E’ di 62 arresti il bilancio dell’operazione dei carabinieri a Palermo e in provincia contro i “mandamenti” di Villagrazia-Santa Maria di Gesù e San Giuseppe Jato. Associazione mafiosa, estorsione, danneggiamento, ricettazione, favoreggiamento e reati in materia di armi aggravati dal metodo mafioso i reati contestati agli indagati. Tra gli arrestati c’è anche il direttore di Sala del teatro Massimo di Palermo Alfredo Giordano, accusato di associazione mafiosa. La figlia di Giordano, Laura, è soprano del Teatro Massimo. I provvedimenti sono stati emessi dal gip di Palermo su richiesta della locale Procura Distrettuale. Sequestrati immobili, imprese, negozi, quote societarie e denaro. In particolare sotto sequestro sono finiti terreni e locali commerciali della famiglia mafiosa dei Pullarà, l’impresa Di Marco Marmi di Francesco Di Marco, in cui si sarebbero svolti summit di mafia, quote della Bingo.it proprietaria di una sala bingo riconducibile alla famiglia Adelfio, quote della Erregi srl e l’impresa individuale Lombardo Giuseppina, riconducibile ai Pullarà. Inoltre, sono state sequestrate quattro imprese edili del valore di 600mila euro. A reggere le fila di importanti mandamenti di Cosa Nostra, Santa Maria di Gesù e San Giuseppe Jato erano due anziani, Mario Marchese di 77 anni e Gregorio Agrigento di 81 anni, arrestati dai carabinieri.

A loro si rivolgevano imprenditori e commercianti quando trovavano l’attak nei lucchetti o la tanica di benzina dietro la saracinesca. Insieme a loro sono finiti in manette altri 62 boss e gregari dopo le lunghe indagini dei carabinieri del Ros e del Gruppo di Monreale. Il blitz è stato disposto dal procuratore Francesco Lo Voi e dagli aggiunti Leonardo Agueci e Vittorio Teresi. Mario Marchese era un fedelissimo di Stefano Bontate; poi durante la guerra di mafia tradì, come altri, e passò ai vincenti di Riina e Provenzano. Il premio fu lo scettro del comando. Gregorio Agrigento, fratello di un boss ergastolano, è invece il rappresentante di una storica famiglia mafiosa della provincia (quella di San Cipirello) che da sempre è legata ai boss Brusca di San Giuseppe Jato. Agrigento, secondo gli inquirenti, sarebbe diventato il capo mandamento. Marchese era tornato in libertà nel 2001. Al primo maxi processo era stato condannato in appello a 16 anni, ne aveva scontati 12 grazie a una serie di riduzioni di pena.

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L`operazione “Brasca-quattro.zero” è frutto di due distinte manovre investigative dei Ros e del gruppo carabinieri di Monreale nei confronti dei due clan mafiosi impegnati nel ricostituire i vertici di Cosa Nostra. Per i carabinieri la vasta operazione ha bloccato una guerra di mafia sul punto di esplodere tra le cosche Villagrazia-Santa Maria di Gesu’, nel capoluogo, e San Giuseppe Jato, in provincia. Almeno due i progetti di morte fermati appena in tempo. Nella rete vecchie figure, antichi padrini, ma anche, spiegano gli investigatori dell’Arma, volti nuovi. Sono state cosi’ documentate le ambizioni e la scalata di un fisioterapista a domicilio che voleva imporsi a Monreale. Si descriveva, nelle intercettazioni, come “un soldato diventato generale”, che avrebbe messo le mani sul 60% dei lavori edili pubblici e privati. Le indagini hanno documentato gli assetti dei potenti clan, le pratiche violente, interne ed esterne, quest’ultime finalizzate al controllo del territorio e delle attivita’ economiche; ma anche la capacita’ di riorganizzazione e di ricompattamento cui il blitz ha comunque inferto un duro colpo.

IL PROCURATORE “Da questa operazione viene fuori un particolare rapporto tra mafia e imprenditori, alcune dei quali denunciano, altri non denunciano. A subire sono soprattutto quelli di Palermo, a Villagrazia e Santa Maria di Gesu’. Forse e’ venuto il tempo di pensare a una nuova regolamentazione che possa riguardare e sanzionare tali rapporti”. Lo ha detto il procuratore di Palermo Franco Lo Voi. “Chi non parla, chi fa affari, chi cerca prima e sfrutta i contatti con Cosa nostra, chi arriva persino a inginocchiarsi – ha aggiunto – perche’ anche questo c’e’ stato, dovrebbe essere inquadrato in qualche categoria giuridica che facciamo fatica oggi a individuare, anche sotto il profilo del concorso esterno. Come e’ stato regolamentato lo scambio politico-mafioso, cosi’ dovremmo regolamentare lo scambio economico-mafioso. La normativa attuale non e’ sufficientemente adeguata per normare questo forte collegamento, che avrebbe dunque bisogno di una sua specificita’ giuridica”.

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IL MINISTRO “Un altro importante successo della Squadra Stato che, oggi, ha smantellato due clan a Palermo”. Lo afferma il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, sul blitz antimafia dopo essersi complimentato, nel corso di una lunga e cordiale telefonata, con il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Tullio del Sette. “Oggi, a Palermo, gli uomini dei Carabinieri dei Ros e del gruppo di Monreale, coordinati dalla DDA – sottolinea Alfano – hanno azzerato i due mandamenti storici di Villagrazia – Santa Maria di Gesù e San Giuseppe Jato. Sessantadue le misure cautelari eseguite nei confronti di soggetti accusati di associazione mafiosa, estorsione, ricettazione e reati in materia di armi, aggravati dal metodo mafioso. Operazioni di questa portata rafforzano la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e – riaffermando la legalità – rendono più sicuro il nostro territorio”. Red. Cro.

 

 

 

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