Guerra aperta Bersani-Renzi. Scissione? Non regalo il partito al premier

Guerra aperta Bersani-Renzi. Scissione? Non regalo il partito al premier
17 marzo 2016

“Dobbiamo restare lì, quel Partito è il mio Partito. Certo se quelli lì prendono il mitra allora ci toccherà andare in montagna. Altro che scissione…”. Lo dice in un colloquio con la Stampa l’ex segretario del Pd Pier Luigi Bersani a proposito di una eventuale scissione della sua minoranza dal Pd di Renzi. “Con D’Alema siamo d’accordo nell’analisi”, aggiunge, “ma io non voglio rinunciare all’idea che il Pd sia il centrosinistra italiano. Insomma non lo voglio regalare a Renzi”. Sul referendum per la riforma del Senato Bersani afferma: “Abbiamo votato sì in Parlamento e quindi voteremo sì. A condizione però che vengano accolte alcune nostre richieste, per esempio che la Corte Costituzionale non possa essere eletta da un solo partito. E poi che venga varata prima del referendum la legge elettorale sui cosiddetti senatori regionali. Noi abbiamo presentato una proposta, vogliamo che vengano scelti direttamente dai cittadini”. Poi precisa: “È chiaro che esistono problemi di natura strettamente politica. Noi pretendiamo che da qui al referendum si chiarisca la gestione di questa vicenda. Mi spiego: non vogliamo che sia un plebiscito, pro o contro Renzi. E come ha proposto Gianni Cuperlo in un suo documento, pensiamo che chi vota no abbia completa legittimità a restare nel Pd, su questo pretendiamo un chiarimento politico. E inoltre non vogliamo che il referendum diventi un viatico per una nuova maggioranza politica con Alfano e Verdini. Per noi sarebbe inaccettabile”. Renzi al comando? “Bisogna vedere fino a quando, io non credo che funzionerà a lungo. Né per l’Italia e neanche sul piano politico. Finché la destra non si riorganizza, per Renzi è facile sostituire i voti che perde a sinistra con quelli degli (ex) avversari. Ma una volta che quelli si rimettono insieme allora il quadro cambia”.

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