Gli animali, spesso feroci, esotici, ma anche domestici. E i celebri autoritratti, nei quali racconta impietosamente il suo volto. L’incanto. Ma anche il tormento di una esistenza dura, fatta di abbandoni, stenti, ricoveri negli ospedali psichiatrici ed emarginazioni. Da Gualtieri, riconosciuto come il suo paese, a Palermo: Antonio Ligabue approda nelle Sale Duca di Montalto di Palazzo Reale, con la mostra “Tormenti e incanti”, promossa dalla Fondazione Federico II e dalla Fondazione Museo Antonio Ligabue. Un evento, unico, per la città e per la Sicilia; per ricordare un assaggio dei lavori del più importante pittore naif italiano bisogna tornare indietro di oltre vent’anni (Villa Palagonia – Bagheria – 1984 mostra antologica). Simbolo della mostra una delle opere più conosciute di Toni “el matt”, Antonio “il folle”, l’Autoritratto con berretto da motociclista, di proprietà, tra l’altro dello stesso curatore Sergio Negri. “L’intera vicenda umana di Ligabue – spiega il direttore generale della Fondazione Federico II Francesco Forgione – ruota attorno alla sua diversità non accettata dagli altri, scontata e pagata con una solitudine popolata da incubi, ma anche riscattata con il genio della sua pittura. Questa mostra rappresenterà per la città e per la Sicilia un momento di grande respiro culturale ed umano”.
Cosi’, dopo la mostra dedicata a Botero, ecco Ligabue sotto le suggestive volte di una bellissima ala di Palazzo dei Normanni. L’esposizione, visitabile fino al 31 agosto, comprende ottanta opere, alcune anche inedite, tra dipinti, sculture e disegni dell’artista. Propone un escursus storico sull’attualita’ dell’opera di Ligabue che, seppure incentrata su pochi temi sempre ripetuti e rinnovati, rappresenta ancora oggi una delle piu’ interessanti del Novecento. Un modo per far conoscere i diversi esiti di questa singolare attivita’ artistica che si estende dagli anni Venti al 1962, declinata nelle diverse tecniche espressive. Anche grazie alle scelte di allestimento, la mostra permettera’ di approfondire i nuclei tematici fondamentali. Ligabue studiava accuratamente l’anatomia degli animali che rappresentava e le loro posture tipiche assunte nelle fasi della caccia o del lavoro, desunte dall’osservazione diretta e da varie fonti iconografiche. Una chiara rappresentazione della lotta per la sopravvivenza nel mondo animale che rimanda alla sua concezione della vita, una lotta durissima piena di agguati. Gli autoritratti, infine, rappresentano un’esplicita, dichiarazione del suo valore d’artista e della sua identita’ di persona, spesso dileggiata e irrisa, ma anche il suo sentirsi spesso uno straniero. “Ligabue e’ riuscito – dice uno dei curatori, Sandro Parmiggiani – come solo i grandi pittori sanno fare, a esprimere e a far convivere, nello stesso quadro, una vibrante tensione emotiva che viene fortemente espressa e percepita”. “E’ una mostra di rilievo internazionale – ha detto il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone – ed e’ la dimostrazione che si puo’ fare cultura nella nostra terra se c’e’ sinergia. Se si lasciano aperti i siti culturali il giorno di Pasqua e Pasquetta. Lo abbiamo potuto fare perche’ il personale della fondazione Federico II c’e’ venuto incontro e ci ha dato grandi disponibilita’”. Poi il messaggio: “A visitare le mostre devono essere soprattutto i siciliani: spesso sento parlare dei turisti che verranno da fuori: sarei altrettanto felice se ne venissero da tutta la regione”.