Veloce come il vento, Accorsi prova d’attore a 300 all’ora

Veloce come il vento, Accorsi prova d’attore a 300 all’ora
31 marzo 2016

accorsiStefano Accorsi come non si è mai visto in una prova d’attore di altissimo livello. Nel ruolo di un drogato 45enne, “un sopravvissuto”, ex pilota di rally eroinomane e un po’ disadattato, l’attore emiliano è il protagonista di “Veloce come il vento”, film di Matteo Rovere in circa 300 sale dal prossimo 7 aprile (dopo l’anteprima mondiale il 4 aprile a Bari al Bifest), prodotto da Fandango e Rai Cinema. Una pellicola ambientata nel mondo dei motori, nel circuito Gran Turismo, dove le famiglie di piloti sono diffuse e alcune anche leggendarie. Accorsi è Loris De Martino, ex campione che a seguito di un incidente si è ritirato e vive in un camper insieme alla compagna, entrambi drogati e disperati. Alla morte del padre, proprietario di una scuderia in cui corre la figlia Giulia (l’attrice e cantante Matilda De Angelis), Loris cerca di entrare nella casa del genitore dalla quale manca da 10 anni ma si scontra con la volontà della sorella, minorenne, che vuole proteggere anche il fratellino Nico. La necessità di lottare per il titolo della campionato Gt, il cui fallimento comporterebbe la perdita della casa paterna, avvicina i due fratelli che scopriranno sentimenti ed emozioni da tempo sopiti.

“Siamo partiti dalla storia di Carlo Capone, un ex pilota degli anni ’80 che poi si è perso con una vita sregolata – spiega Matteo Rovere -. Poi è tornato nel giro e ha effettivamente allenato una ragazza e ora è in una struttura psichiatrica in Piemonte. Con gli sceneggiatori (Filippo Gravino e Francesca Manieri, ndr) abbiamo riletto quella storia creando il personaggio di Loris che guida la sorella in un percorso di vittorie sportive e di ricongiungimento umano e di sintesi familiare”. Stefano Accorsi si è calato nel ruolo in maniera assoluta, perdendo peso e diventando quasi irriconoscibile col trucco. “E’ raro trovare un copione del livello di quello propostomi da Matteo Rovere e da Domenico Procacci (produttore con Fandango, ndr) – spiega l’attore – un copione in cui si mescola una struttura di genere con storie familiari e dinamiche di tutti i giorni. In quell’ambiente – aggiunge – ci sono famiglie che condividono un mondo, quello della velocità: la fame di velocità per loro è fame di vita, fame di emozioni. Per questo nel film tutto è vero, dalle corse a ogni curva che raccontiamo. Poi c’è l’aspetto del mio personaggio legato alla droga – spiega ancora Accorsi -. Loris è un sopravvissuto, uno che è ancora vivo a 40-45 anni dopo che si fa di eroina da tempo. Abbiamo affrontato la tossicodipendenza in maniera specifica, per quel determinato personaggio: è un pilota, abituato a gestire situazioni estreme, a correre a 300 all’ora, a camminare su un cornicione. Ma ha anche una grande fame di vita – conclude -. Per lui vale quello che è il detto di molti piloti: se hai tutto sotto controllo quando corri, vuol dire che stai andando piano”.

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