di Daniele Di Mario
Si terranno domenica 5 giugno le elezioni amministrative nei Comuni chiamati ad eleggere il sindaco e a rinnovare il Consiglio comunale. Tra questi città importanti come Roma, Milano, Napoli, Torino e Bologna. Il decreto del Viminale ancora non c’è, ma è il 5 giugno la data prescelta dal ministro dell’Interno Angelino Alfano, che annuncia: “Proporrò a Renzi, quando rientra dagli Stati Uniti, la data del 5 giugno per le elezioni amministrative”. In merito al rischio astensione a causa del ponte del 2 Giugno, Alfano affermato che si tratta di “un argomento per ricchi. Noi stiamo immaginando che milioni di italiani, nel mese di giugno in cui ci si organizza la vacanza per l’estate, prima di luglio e agosto, fino alle 22 di domenica non fanno in tempo ad andare a votare perché tornano tardi a casa dopo cinque notti fuori”. La data del 5 giugno però non piace a tanti, anche nel Pd. “Mi sembra un po’ in là…” commenta Pier Luigi Bersani. Mentre Alessandro Di Battista del MoVimento 5 Stelle in Transatlantico bofonchia: “Prima è meglio è”.
Il 5 giugno non piace neanche ai candidati. Giorgia Meloni in campo a Roma per Fratelli d’Italia col sostegno della Lega attacca: “La data del 5 giugno è una data infame perché cade nel mezzo di un ponte, se il governo sceglie questa data è perché non vuole mandare la gente a votare, perché Renzi ha paura di andare a votare e di perdere e punta all’astensionismo. Qui sappiamo che si vota ma non sappiamo quando perché il governo evidentemente sta facendo i suoi conti per capire quando gli conviene andare a votare. Per me una data utile è l’ultima domenica di maggio. Per questo chiedo ufficialmente al governo Renzi di fissare una data delle elezioni che non stia nel pieno di un ponte, secondo me la migliore è il 29 maggio, altrimenti ci sarebbe il 12 giugno, il che vorrebbe dire andare al ballottaggio il 27 giugno”. Il 5 giugno non piace neanche a Stefano Parisi, candidato sindaco del centrodestra a Milano: “Favorirebbe l’astensionismo. Il nostro compito è invece quello di promuovere la partecipazione democratica. La data non va bene perché è troppo avanzata e rientra nel ponte del 2 giugno, mentre si dovrebbe votare a scuole aperte. Il nostro obiettivo, quello di tutta la politica, deve essere quello di riportare le persone al voto. Mi auguro che il governo decida in questo senso”. Renato Brunetta (Forza Italia) va giù duro: “Il governo Renzi e la sua maggioranza hanno fatto la scelta del non voto. È insopportabile che si voti il 5 e il 19 giugno, che si voti a scuole chiuse, che si voti con tanto ritardo. Chiedo che di tutto questo si occupi il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, perché siamo ad una ferita grave per la democrazia”.