Confindustria, ci si dimentica vittime pizzo

5 maggio 2014

“I mafiosi devono rassegnarsi e prendere consapevolezza che alle loro richieste di pizzo e di minacce corrispondera’ una denuncia, un processo e una condanna”. Lo ha dichiarato il vicepresidente di Confindustria Sicilia, Giuseppe Catanzaro, che oggi ha accompagnato, insieme con altri imprenditori, la vittima di estorsione Francesco Urso, parte civile nel processo “Ouster”, scaturito dall’omonima operazione che nel 2012 ha permesso l’arresto di alcuni licatesi. “Essere accanto alla vittima in Tribunale – ha aggiunto Catanzaro – vuol dire concretamente dire di no ai mafiosi e a quanti li sostengono in giacca e cravatta. A queste persone dico che imprenditori e commercianti sono ormai attrezzati per reagire, grazie anche al valore di associazioni come Libero Futuro Agrigento e Terranostra, e alla presenza che lo Stato garantisce, attraverso magistratura e forze dell’ordine. E questo nonostante troppe volte gli estortori, non appena scarcerati, continuino a delinquere”. “Spesso – ha concluso Catanzaro – nel dibattito pubblico ci si dimentica delle vittime del racket. Noi, pero’, staremo doverosamente attenti alle fasi della denuncia, dell’eventuale condanna e sopratutto di quando dopo la condanna, che purtroppo e’ di poca durata rispetto al dramma che provocano nelle vittime, i mafiosi sono scarcerati. Si rassegnino a lavorare questi delinquenti che pensano invece di campare, come parassiti, sulle spalle di commercianti e imprenditori. Noi, insieme ai lavoratori, dobbiamo alimentare benessere per la collettivita’ e non intendiamo subire in silenzio”.

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