Il ‘quinto dei Beatles arriva dal Montenegro, è un chitarrista di musica classica e per un po’ di tempo si è trasferito a Abbey Road, dove ha trovato il suo “alter ego”. “Dopo tre album concentrati sul repertorio di musica classica, avvertivo il bisogno di fare qualcosa di completamente nuovo. Rodrigo, Albeniz, Granados, Villa-Lobos: è musica che amo, e molto. Poi sono arrivati i Beatles, versatili, vivace, in grado di adattarsi perfettamente alla chitarra. Non mi sono mai divertito tanto”, spiega Milos Karadaglic in un’intervista all’Agi facendo il punto sull’ultimo album di un chitarrista classico che è riuscito spesso a scalare le classifiche di vendita e di scuotere quelle di musica rock: “Blackbird – The Beatles album (Mercury/Universal Music), in cui ha scelto di interpretare quindici grandi successi dei quattro di Liverpool, da ‘Blackbird’ a ‘Come Together’, da ‘Eleanor Rigby’ a ‘Fool on the Hill’, servendosi degli arrangiamenti di Sergio Assad e Toru Takemitsu, con l’ausilio di un’orchestra d’archi, e dei contributi di Gregory Porter, Anoushka Shankar, Steven Isserlis e Tori Amos. Ad avvicinare i Beatles al chitarrista montenegrinofu il suo insegnante alla London’s Royal Academy, che gli mise sotto il naso lo spartito di “Yesterday” nell’arrangiamento di Takemitsu. “Me ne innamorai”, dice. Un giorno Milos venne a sapere che Paul McCarteney stava mettendo a punto un concerto per chitarra: “Mi feci dire da un amico dove Sir Paul viveva. Lasciai un cd con una mia demo e una lettera in cui gli spegavo perché ero io quello giusto per interpretare quel concerto. Naturalmente non mi rispose, ma da quel momento marcai stretta la musica di Sir Paul e dei Beatles”. Mettere ordine nella produzione musicale dei Beatles è stata la prima vera fatica. “Ho ascoltato tutte le canzoni -spiega il chitarrista- e ho tirato giù una lista. È stato molto importante poter contare su una squadra di ‘complici’, tra cui Sergio Assad, che ha scritto gli arrangiamenti per chitarra. Due di noi hanno trascorso mesi procedendo nella scelta. Con alcune è stato agevole, ad esempio Blackbird è venuta del tutto naturalmente, bastava suonare la parte di McCartney. Con brani come ‘Fool on the Hill’ o ‘Come Together’ è andata diversamente. L’istinto, ecco di cosa mi sono fidato. Abbiamo costruito tutto strato su strato finchè non abbiamo capito che il lavoro era completo. Al termine, sono stato orgoglioso di ciò che avevamo raggiunto”.
Il lavoro artistico può trasformarti, lasciare che affiori un altro te stesso. “L’intensità del processo creativo è stata più costruttiva di quanto potessi immaginare: esiste, ho compreso, un alter ego di Milos. E ogni volta che mi capita di ascoltare il cd, sembra che qualcun altro stia suonando. È accaduto probabilmente, che tutti quelli che vi hanno lavorato hanno dato il loro meglio e tutto questo si è trasferito in me. Chris Hill, al contrabbasso, mi ha chiesto di improvvisare in qualche brano e ne è venuta fuori un’esperienza nuova. Lavorare con Tory, con il suo pop, è stato semplicemente fantastico. E nei pezzi da solista ho dovuto suonare come un’intera band: le corde della chitarra hanno lavorato come voci. Ho dovuto essere più aperto che mai alla sperimentazione. La chitarra è lo strumento che più di altri consente di attraversare i generi musicali. La sfida era rispettare l’essenza di queste canzoni dando loro nuova vita. La chiave? La semplicità”. L’album è stato registrato negli studi storici del quartetto di Liverpool, in Abbey Road a Londra. “Ho creduto -prosegue Milos Karadaglic- che non avesse alcun senso farlo altrove, e per ricreare quel sound abbiamo usato anche alcuni dei microfoni originali. Qui persiste un’atmosfera incredibile, quasi come se loro, i Beatles, stessero suonando con noi. Ed è accaduto che andassi in studio con diverse idee e poi decidessi al momento cosa funzionasse e cosa no. È un feeling particolare, speciale, che ricorderò per il resto della mia vita”.