Fino ad Alpha Centauri e ritorno navigando a vela (solare, si intende): questo il sogno del miliardario russo Yuri Milner, che intende costruire una mini-sonda robotizzata battezzata StarChip in grado di raggiungere la stella più vicina – a poco più di quattro anni luce di distanza – in circa vent’anni. StarChip peserebbe pochi grammi, una caratteristica necessaria per poter sfruttare a meglio la pressione di radiazione della luce che fornirebbe alla sua vela un’accelerazione piccola ma continua, in grado di farle raggiungere un quinto della velocità della luce, ovvero circa 60 mila chilometri al secondo (contro ad esempio i 49 Km/s della sonda convenzionale New Horizons). Il concetto di “vela solare” è peraltro ben conosciuto dalla Nasa fin dagli anni Sessanta, già oggetto di prove e studi; come accade di solito, la letteratura ci era arrivata assai prima dato che un sistema simile è descritto già in un’opera del 1913 dal russo Boris Krasnogorskiy, e successivamente da Arthur C. Clarke (già “padre” del satellite geostazionario, che per sua fortuna non brevettò mai) e Jack Vance. In tutti questi casi l’origine della radiazione che “spinge” la vela era la luce solare; lo Star Chip invece sfrutterebbe allo scopo un laser da 100 GWatt appositamente progettato: le teconolgie necessarie esistono già ma vanno migliorate, come ha spiegato lo stesso Milnmer, che ha stimato in 100 milioni di dollari il costo iniziale del progetto battezzato “Breakthrough Starshot”, costo che a regime potrebbe superare i 10 miliardi di dollari.
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